Sono quasi vent’anni che esistono i Novembre (considerata la nascita come Catacomb nel 1990, virata in Novembre dopo il demo «Unreal» del 1991, e il 7” «The return of the ark» del 1993). Spina dorsale, i due fratelli Orlando: Carmelo (chitarra e voce) e Giuseppe (batteria); l’attuale line-up comprende però anche Massimiliano Pagliuso (chitarra) e Valerio Di Lella (basso).
L’esordio novembrino avviene nel 1994, con «Wish i could dream it again» (Polyphemus), registrato in Svezia con Dan Swanö – cosa rarissima all’epoca per un gruppo italiano, considerato che nei primi anni ’90 la scena e i riflettori erano altrove che nella nostra nazione; ciò contribuì a rendere Novembre un nome che a poco a poco guadagnò stima e riconoscimenti. Ma la stima e i riconoscimenti vennero soprattutto per l’album: proponeva un sound che ha precorso i tempi, nell’ibridazione tra le ritmiche e le vocals più ferali del black-metal norvegese (soprattutto le influenze del Burzum pre-«Filosofem» si sentono, anche in sede di produzione del suono) e le atmosfere eteree e uggiose caratteristiche di un metal ragionato e avanguardistico che di lì a poco avrebbe invaso tutto il continente… Va sottolineata, nel senso negativo, la prova vocale di Carmelo Orlando: se la cava benissimo nello screaming, ma lascia un po’ a desiderare quando si avventura nelle zone “pulite”: le tecnica vocale è acerba, e si sente, ma ciò non inficia l’alta qualità delle parti strumentali del disco nel complesso.
Nel 1995, che intervalla «Wish i could dream it again» e «Arte Novecento» (1996), esce – val la pena ricordarlo, anche se si scantona un poco – «Acies» (Cysboileed Productions), primo (e ultimo) cd degli In Deum Maledicus, progetto parallelo di Giuseppe Orlando con Fabio Vignati (bassista e tastierista in «Wish…» e «Arte Novecento»). «Acies» è un EP di tre pezzi (per la precisione due più outro) di classico e puro black-metal dalle atmosfere norvegesi (su tutti l’onnipresente Burzum, e i Darkthrone); nonostante il loro essere epigoni, gli In Deum Maledicus crearono un ottimo disco, che ancora oggi si ascolta con rimpianto per lo split del gruppo; anni fa, però, in un’intervista alla defunta Korova Milkbar ’zine, dai Novembre giunse notizia dell’esistenza di un master pronto – un full-lenght – ma mai pubblicato: lo ascolteremo mai?
Nel 1996, come accennato, esce «Arte Novecento», sempre per la Polyphemus. Notevole il cambio di rotta rispetto al debutto: abbandonate le sfuriate black (anche dal punto di vista vocale), delle quali permane comunque qualche eco, il gruppo lascia prevalere le tendenze più avanguardistiche e malinconiche, tentando di – e riuscendo a – coniugare con ottimi risultati alcune atmosfere darkwave anni ’80 (è presente infatti anche una cover dei Depeche Mode, “Stripped”), e le evoluzioni del metal più progressista. Rispetto a «Wish…» si nota anche un notevole miglioramento nelle parti vocali di Carmelo, più quadrate e tecnicamente valide. In notevole evidenza, in questo disco, la sezione ritmica.
È per i Novembre il momento del salto: firmano per la Century Media, per cui esce nel 2000 «Classica». Un disco che è una sorta di parziale ritorno alle origini più “brutali”: rinasce, e in maniera prevalente, lo screaming, in alcuni tratti al confine con il growl DEL death, e la proposta musicale segue i geni dell’aggressività e della velocità, pur in simbiosi con la malinconia tipica novembrina; paradossalmente sembra che però la melodia aumenti, e in questo disco soprattutto il riffing delle chitarre è dominante, e meraviglioso (soprattutto nel trittico iniziale: “Cold blue steel”, “Tales from a winter to come” e “Nostalgiaplatz”. Memorabile anche la perla “Onirica east”); siamo – a mio parere – al punto più alto della consapevolezza delle proprie potenzialità dei Novembre: un disco che dal punto di vista emozionale dà molto, e che porta la band nell’élite di gruppi di altissima qualità come Opeth e Katatonia.
Dopo appena un anno, esce «Novembrine Waltz» (2001, sempre Century Media). Disco che sembra l’amalgama tra «Arte Novecento» e «Classica», anche se secondo me non tocca i picchi di nessuno dei due, pur rimanendo di un’alta qualità che oramai sembra distinguere i Novembre a priori; come succede agli artisti che acquisiscono maturità e consapevolezza che permettono di instradare gli strumenti in binari conosciuti… Un album molto melodico, come da copione; notiamo un’ulteriore evoluzione vocale, con linee che spaziano dallo screaming, al sussurrio – quasi soffuso – delle parti pulite. Anche i tempi, rispetto a «Classica», sono più ragionati e cadenzati, anche se non mancano le sfuriate; così come la sezione ritmica è meno possente, ma più delicata.
Passa un altro piccolo anno, e la band decide di riproporre «Wish i could dream it again», ma non in semplice ristampa, bensì in nuova edizione: completamente risuonato, e con un altro titolo: «Dreams d’Azur» (2002, Century Media Records). Operazione molto apprezzata, in quanto si riconsegna ai fan il debutto, utile sia per i nuovi fan che non hanno «Wish…» che per i vecchi, che lo riascoltano con piacere: «Dream d’Azur» infatti non è una riproduzione pedissequa, né una rivoluzione… È una rivisitazione abbellita da otto anni in più di esperienza dei Novembre: un disco magistrale, che affianca «Classica» sull’Olimpo.
A questo punto, causa alcuni problemi con la Century Media Records, un po’ di silenzio attende i Novembre: è il 2006 quando, finalmente, li rivediamo espirare musica. Il gruppo siculo-capitolino approda a un’etichetta che è una sorta di punto d’arrivo e di Bibbia per gli appassionati di un certo metal malinconico (ma non solo, visto che ha in catalogo gente come i Darkthrone): la Peaceville Records (My Dying Bride, Katatonia, Opeth, Madder Mortem…). Il disco si intitola «Materia», e dopo questi anni di attesa per i fan l’impatto è splendido, grazie alla perla che apre l’opera: “Verne”. Una canzone che parte con un dolce arpeggio e la sottile voce di Carmelo, ormai completamente padrone della tecnica vocalica; e anche qua, con questa song, vediamo i Novembre toccare le vette della propria carriera: purtroppo, a mio parere, il disco poi non mantiene le aspettative promesse dalla bellissima apertura. Proseguendo nell’ascolto, notiamo che la tecnica dei componenti si è ulteriormente affinata (e era già ottima di base, soprattutto colpisce il drumming di Giuseppe, ormai da molti considerato tra i migliori batteristi in circolazione), per cui la qualità e le proposte non scendono mai al di sotto di un livello medio-alto; per quanto mi riguarda, però, il classico sound-Novembre in questo disco non mi regala più, dal punto di vista emozionale, certi coinvolgimenti che facevano sì che dischi come «Classica», «Wish…» e il suo gemello post-datato «Dreams d’Azur» non riuscissero mai a uscire dal mio stereo…
È il 2007 quando esce «The Blue» (Peaceville Records): anche in questo caso un ottimo impatto con il cd, che esordisce con le bellissime “Anaemia” e “Triesteitaliana”; e, per quel che mi riguarda, anche in questo caso penso che il disco non mantenga le aspettative dei primi due pezzi: intendiamoci, come appena detto la proposta è sempre di qualità, ma non riesce a coinvolgermi emotivamente. Sembra che i Novembre non riescano più a creare un’opera organica, omogenea, che riesca a provocare sussulti emozionali, se non in ogni canzone, nella maggior parte: mi arriva freddezza. La tecnica, ineccepibile; l’intreccio tra melodia, possanza, arpeggi e accelerazioni, perfetto. Ma nella perfezione, un qualcosa manca: il sangue, la passione: quell’indefinibile che provoca sensazioni epidermiche.
Piero Fadda (marzo 2009)
Discografia:
Rehearsal Tape (Demo – 1991 – pubblicato come Catacomb)
Unreal (Demo – 1991 – pubblicato come Catacomb)
The Return of the Ark (EP – 1993 – pubblicato come Catacomb)
Wish I Could Dream It Again… (1994)
Arte Novecento (1996)
Classica (2000)
Novembrine Waltz (2001)
Dreams d’Azur (2002) (ristampa rivista e “corretta” di Wish I Could Dream It Again…)
Materia (2006)
Memoria Stoica (singolo distribuito solo in download – 2006)
The Blue (2007)
Classica (2008) (ristampa con l’aggiunta di un inedito Colour of an Eye)