Fuh – Dancing Judas (2010)

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Credo che quando non si conosce l’autore di un libro o di un cd più di un acquisto sia influenzato dalla copertina, dal titolo, dal nome della band o dalle note di copertina.

Quando poi più di questi elementi si combinano tra loro credo che la curiosità scatti immediatamente.

Penso che ciò possa adattarsi benissimo ai Fuh e al loro primo album Dancing Judas, che appunto unisce un nome particolare (Fuh), un titolo stuzzicante (in particolare per i fan di Dylan Dog) Dancing Judas ovvero Giuda Ballerino e una copertina davvero bella, di Edoardo Vogrig che ha curato tutto l’artwork dell’album.

Chiaro che poi per non rimanere terribilmente delusi, all’apparenza, o meglio all’idea che ci siamo fatti del contenuto, deve accompagnarsi la sostanza.

Devo dire che nel caso dei Fuh e del loro Dancing Judas le cose sono andate meglio di quanto mi aspettassi.

I Fuh sono il classico gruppo promettente nato nel periodo delle scuole superiori, che però ha avuto il merito e la forza di non sgretolarsi una volte finito il periodo “gioioso” e il conseguente indirizzamento dei vari componenti su altre strade, chi lavoro, chi università, chi altro. Di solito di fronte a questa svolta della vita la gran parte dei gruppi, anche quelli molto promettenti purtroppo, finiscono sotto una pietra tombale e vivono al massimo nei ricordi dei protagonisti e dei loro amici. I Fuh al contrario sono riusciti a sopravvivere a questo momento. Il risultato è una band che suona insieme da circa 10 anni e che ha dato notizia di sé attraverso vari demo più o meno interessanti.

Partiti come band punk-HC hanno via via inserito nel loro sound sonorità diverse, fino ad arrivare a quello attuale testimoniato appunto da Dancing Judas.

Questi anni passati a suonare insieme si sentono eccome, i Fuh sono belli compatti e hanno raggiunto una capacità di scrittura in cui si nota tutta la loro esperienza. Già dalla iniziale e coinvolgente Grandine ci si potrebbe fare una idea del sound dei Fuh, ma sarebbe una idea assai parziale, infatti ad un ascolto distratto e non conoscendo il background della band piemontese si potrebbe pensarli come degli imitatori de Il Teatro degli Orrori e, chiariamolo subito, non ci sarebbe niente di male essendo gli ITDO uno tra i 5 migliori gruppi italiani attuali, ma non sarebbe corretto nei confronti del lungo percorso fatto dai Fuh in questi anni che li ha visti calcare i palchi insieme a gente del calibro di Arctic Monkeys, Marlene Kuntz, Jennifer Gentle, Il Teatro degli Orrori, Tre Allegri Ragazzi Morti e Verdena. Non a caso Luca Ferrari dei Verdena da un goliardico contributo suonando il synth sul remake di H7-25 dei Fuh. Già dal secondo brano Four Things vien fuori tutta la cifra dei Fuh, un brano davvero molto bello arricchito dalla tromba di Fabio “Fiambo” Rista nel quale è evidente la voglia di andare oltre le sonorità di riferimento, comuni appunto agli ITDO, e dove si mostra splendente la personalità dei Fuh.

Quindi, nel caso non si fosse capito, le radici dei Fuh prendono linfa e spunto dai Jesus Lizard e dalla scuola Dischord, cioè Fugazi, Shudder to Think e Jawbox. Però è evidente durante l’ascolto degli 8 brani che compongono Dancing Judas, la voglia di andare oltre, pur mantenendo dei precisi punti di riferimento, di esplorare altre sonorità, di contaminare queste radici e di dar sfogo al proprio modo di vedere un certo tipo di suono. Proprio per questo, cercando di allontanarsi da un certo tipo di sonorità, ci si avvicina ad altre precedenti e che molto probabilmente il quartetto non ha mai sentito, infatti in certi momenti possono ricordare i migliori Comsat Angels in particolare sulle chitarre.

L’unico punto debole di Dancing Judas è la parte vocale che non è allo stesso (alto) livello della parte strumentale e compositiva, si nota specialmente quando spingono di più sul melodico e sul poppeggiante dove è più facile sentire un minor controllo. La scelta dell’inglese in questo non li ha aiutati, so che hanno fatto un lavoro di rifinitura sia sui testi che sulla pronuncia, però si sente, quando la voce è più avanti, la pronuncia non anglosassone.

Peccato? o per fortuna?

Tutte e due le cose secondo me. Peccato perché da papabile candidato a disco dell’anno Dancing Judas passa a buon disco, che comunque non è poco. Per fortuna perché questo, per nostra grande gioia, garantisce ai Fuh ampissimi spazi di crescita e ulteriore miglioramento. Chiaro che tutto ciò passa attraverso la scelta di cantare anche in Italiano, che soprattutto sulle parti melodiche mette di fronte ai propri limiti e di conseguenza t’impone o di superarli o di adattarsi ad essi facendoli diventare punto di forza. Capovilla docet.

Davvero buono il lavoro di produzione ad opera degli stessi Fuh, Francesco Alloa e di Massimilano “Mano” Moccia.

In conclusione, Dancing Judas dei Fuh non sarà il disco dell’anno 2010 (per me ovvio) ma è comunque un buon disco (con alcuni brani davvero ottimi) e si merita ampiamente il bollino Consigliati da Miusika nonché i soldini per comprarlo.

Bravi Fuh, il vostro fu(h)turo musicale dipende solo da voi.

 

 

 

 

Mario (aprile 2010)

 

 

 

 

Tracklist:

  1. Grandine

  2. Four Things

  3. Distance

  4. Quarter

  5. Miniver

  6. Gordon, rest in peace

  7. Canalese landscape

  8. H7-25

 

 

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