A volte il fiuto aiuta e l’aver attribuito a Peter Buck buona parte della paternità di “West”, secondo disco solista di Mark Eitzel, non era una considerazione del tutto peregrina.
Le etichette promozionali di quel disco riportavano il nome del chitarrista dei R.E.M. come special guest star ma di fatto il suo ruolo è andato ben al di là della semplice comparsata e forse una conferma, della quale si può ovviamente discutere, si è avuta lo scorso mese di marzo (*1), quando Eitzel, a Milano, non propose nemmeno una selezione da quel disco. “West” è stato si scritto e prodotto a due mani, ma con un evidente maggioranza azionaria da parte di un Peter Buck coinvolto in quei giorni dal Progetto Tuatara.
Stavano fiorendo insomma i presupposti della prospettiva con la quale i R.E.M. guardano attualmente alla musica.
“Up” , il nuovo disco della creatura principale, nasce in un momento reso difficile dalla dipartita di Bill Berry (*2), storico batterista del quartetto di Athens.
Una “botta” assorbita dal punto di vista logistico alla maniera degli Xtc del post-Terry Chambers e cioè non sostituendo ufficialmente Bill, sospendendo l’inevitabile (non per i R.E.M. evidentemente) Tour ed affidando i tamburi in studio a Barrett-Screaming Trees-Martin.
In una recente interessante intervista (*3) Buck ha ripercorso, non senza dispiacere evidentemente, i giorni successivi alla decisione di Berry, ricordando lo sconforto che mise a terra Stipe (che “non riuscì a combinare nulla per un sacco di tempo ed impiegò diversi giorni per venire a capo della cosa”) e la consapevolezza pungente della portata dell’evento.
Un altro aspetto significativo però contraddistinguerà il clima di quei giorni: i R.E.M. realizzano insieme che altre possibilità, di crescita se possibile, di sperimentazione senz’altro, improvvisamente si aprivano per il gruppo. Se c’è una cosa che, al pari del talento (indiscutibile) colpisce nei R.E.M. è la loro assolutamente indistruttibile coerenza, un tesoro che nemmeno il recente contratto da 80 (così si mormora) milioni di $ è riuscito a disotterrare. “Automatic for the people” (concept sulla morte) dopo i fasti di “Out of time”, “New adventures in Hi-fi” concepito on the road, non accompagnato da tour promozionali e preceduto da un singolo (“E bow the letter”) che si è rivelato nefasto per le vendite; adesso “Up”, assai poco incline alla radiofonicità e così poco cantabile da costringere la casa discografica ad assumersi il rischio della scelta del singolo (“Daysleeper” è, a ben sentire, scelta obbligata ed unico ponte con la veste del più classico R.E.M. sound).
I R.E.M. si mettono in discussione e rischiano.
Un atteggiamento condivisibilissimo che ci fa pensare che gente come questa, pur tra inevitabili oscillazioni nell’ispirazione, è in grado di fare musica ancora per molto tempo a venire.
Perfettibile, per dirla con Bertoncelli, oscuro in alcuni passaggi e con “molto” per arrivare all’“essenziale”, “Up” convince ascolto dopo ascolto riuscendo a superare l’assenza di Berry grazie a soluzioni che esulano dal tradizionale impianto rock e ad un ricorso all’elettronica del tutto funzionale. Nell’arco di quattordici pezzi, i R.E.M. si concedono due volte: 1. con “Lotus”_probabile prossimo singolo_medium rock essenziale venato da un pizzico di soul e da un classico ritornello in minore (tutti e tre gli accordi sono minori pieni); 2. con “Daysleeper” che rubacchia da Fred Neil (*4) l’intro ma che ha strofa e ritornello belli ed emozionali; magari gli manca un middle eight dopo il secondo chorus ma prendetela bonariamente questa mia considerazione un po’ saccente. Per il resto le concessioni al R.E.M. style sono quasi nulle: “Suspicion” è un notturno punteggiato dal vibrafono ed accompagnato morbidamente da tastiere e pianoforte impreziosito da un solo iper vibrato di Buck; “Hope” su basi elettroniche con uno Stipe declamatorio nell’omaggiare la Suzanne di Leonard Cohen; “At my most beautiful” chiaro omaggio a Brian Wilson (l’arrangiamento soprattutto); “You’re in the air” ispirato canto d’amore ricco di sfumature apprezzabili al meglio con un ascolto in cuffia; “Walk unafraid”, cupa alla stregua di certe atmosfere wave a me particolarmente care e con una strofa inquietante.
Questi sono i momenti che trovo personalmente più riusciti ed interessanti di “Up”, disco che immagino troverà qualche resistenza sul piano commerciale ma che nel corso del tempo darà ragione a tutti quelli che al momento gli dedicano ben più di un ascolto frettoloso.
La classe non è acqua, e quella dei R.E.M. cristallina, non fa fatica ad emergere al di sopra della media (o mediocrità) generale.
Sottoscriviamo in pieno il senso delle parole di Buck contenute nell’intervista prima citata: “Nulla è paragonabile all’inventiva e nessuna macchina supplisce alla mancanza di idee”.
(*1) Si fa riferimento al live set di Eitzel al Tunnel di Milano il 1° marzo 1998
(*2) Berry, come noto, ha abbandonato la scena per seri motivi di salute.
(*3) Pubblicata su Rockerilla n. 219 del novembre 1998
(*4) Sì, dalla canzone che immaginate.
Anto (1998)
Tracklist: (versione MP3 del 2008)
1. Airportman ( LP Version ) |
2. Lotus ( LP Version ) |
3. Suspicion ( LP Version ) |
4. Hope ( LP Version ) |
5. At My Most Beautiful (Album Version) |
6. The Apologist ( LP Version ) |
7. Sad Professor ( LP Version ) |
8. You’re In The Air (LP Version) |
9. Walk Unafraid (Album Version) |
10. Why Not Smile ( LP Version ) |
11. Daysleeper (Album Version) |
12. Diminished (LP Version + Hidden Track “I’m Not Over You”) |
13. Parakeet ( LP Version ) |
14. Falls To Climb ( LP Version ) |
Stefano