Dargen D’Amico ha alle spalle un percorso di tutto rispetto, e per quanto ci ha proposto nel suo ultimo doppio cd il presente lo pone tra gli artisti più interessanti e meno scontati. Perciò dopo aver recensito il suo ultimo album Di Vizi Di Forma Virtù, tra i più interessanti prodotti del 2008 nell’ambito rap confrontandolo non solo esclusivamente con quanto è uscito nell’italico suolo, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di poter scambiare qualche chiacchera col buon Jacopo “Dargen” D’Amico.
Miusika: Ciao Jacopo
grazie dell’opportunità e della tua cortesia
innanzitutto come stai?
Dargen D’Amico: Sto come quasi sempre, non ho grandi picchi né verso l’alto né verso il basso. Grazie a voi per l’ospitalità.
Miusika: Tu è dal 1996, se non sbaglio, che calchi i palchi.
Sei partito dal freestyle, cosa che si nota dal numero di parole che “spari” senza problemi d’affanno nei tuoi testi, come è evoluto il tuo metter parole in rima e come hai visto evolvere la scena italiana?
Dargen D’Amico: Naturalmente è cambiato molto il mio punto di vista sulle cose, e sulle parole che le descrivono.
Sono cambiato io, che è da dove partono le parole.
Nel ’96 scrivevo soprattutto testi a partire da una frase che mi stuzzicava anche solo per il suono, oggi parto sempre da un’immagine e poi trovo le parole che mi sembrano più adatte.
Poi sai, nel 96 ero proprio un ragazzino, sarebbe preoccupante se non avessi subito un’evoluzione, e in effetti in alcuni momenti è proprio questo sospetto a preoccuparmi.
Miusika: 🙂
L’idea della copertina del disco e del titolo è solo tua o hanno contribuito anche altri?
Dargen D’Amico: Mia, se così si può dire di un’idea
Miusika: Nella recensione che ho fatto del tuo album Di Vizi Di Forma Virtù, ho detto che “Questo doppio album è tutto nella copertina e nel suo titolo, un bruco che diventa farfalla e che fa dei suoi vizi di forma virtù“.
Tu che sei l’autore di quest’album ti ci ritrovi in questa descrizione?
Mi spiego meglio, quando ho visto per la prima volta il disco prima di scartarlo dal cellophane e ascoltarlo ho pensato fosse un disco “cantautoriale”. Eppure, nonostante sia un disco tendenzialmente Hip-Hop, non credo di essermi poi tanto sbagliato.
La scrittura dei tuoi pezzi, soprattutto nel secondo cd, non è da classico disco Rap.
Dargen D’Amico: Sì, è quella l’idea di cui si parlava sopra, ed è anche una metafora del sacrificio di Gesù, il legno del ramo è come il legno della croce.
Il discorso sui generi è sempre un discorso complicato. In teoria anche tra rap è hip-hop c’è una grossa differenza, l’hip-hop si porta solitamente dietro tutto un certo immaginario.
Io faccio la mia cosa, ma non ho più un genere unico di riferimento. Domani potrei fare una canzone con te, e magari tu suoni country.
E’ cantautoriale perché probabilmente io sono un figlio del loro modo di scrivere, sempre che a loro non dia fastidio.
Miusika: Eh magari, se ti piace il post-punk
si che non hai più un unico genere di riferimento si capisce ascoltando Di Vizi Di Forma Virtù. Credo che sia proprio quella la sua forza.
Non sò se la cosa offende te, ma ti ho accostato agli Outkast per la capacità che hai avuto nei brani di questo doppio album di passare da sonorità “commerciali” a cose meno digeribili a primo acchitto.
Cosa quindi ti ha ispirato nel comporre musicalmente i brani?
E cosa invece a comporre i testi? il sacrificio, il cambiamento e che altro?
Dargen D’Amico: A me piace tutto ciò che è post, perché arrivo sempre un po’ dopo sulle cose, in modo particolare i postriboli, arrivo sempre in ritardo e la polizia ha già arrestato tutte le ragazze. Sì, nessun genere che fa molto indie, poi è chiaro, se vogliamo dare un’idea del disco, possiamo dire che è rap-elettronico-cantautoriale, che fa anche molto artista.
Io ho sempre stimato molto gli OutKast, mi rende felice l’accostamento.
M’ispiro sempre con cose di poco conto e poi cerco di costruire delle strutture portanti dietro, così almeno posso rispondere a chi mi chiede di cosa parla la canzone. Io non parto a scrivere, ricevo dall’esterno, filtro metricamente e via.
Direi sia il sacrificio sia il cambiamento sia che altro.
Miusika: secondo me dovresti fare qualche pezzo alla Silvestri, credo che non ti manchi l’ironia ne l’autoironia 😀
Tu in questo disco hai collaborato con numerosi artisti, lo hai fatto solo perchè sono degli amici, per un discorso puramente artistico o per unire utile al dilettevole?
Dargen D’Amico: Direi per unire il dilettevole all’utile. Persone con le quali sto bene, passo del tempo con piacere, e che sanno il fatto loro.
Ovvio non sono i miei artisti preferiti in assoluto, ma neanche io sono il loro.
Però siamo amichetti e questo funziona più della stima artistica, specie sulla lunga distanza, quando ognuno dà il peggio di sé.
Miusika: a che servono gli amici sennò? 😀
Prima di questa intervista mi sono fatto un giro sulla rete per vedere che ne pensano i “critici” del tuo ultimo album.
Ho visto che buona parte lo trovano un buon disco, alcuni no (e ci stà i gusti son gusti del resto) altri che forse è arrivato troppo tardi per salvare l’hip-hop italiano. Quella che mi è piaciuta di più è quella che dice che forse il tuo disco verrà capito fra venti anni, del resto siamo in Italia.
Siamo davvero così arretrati e col prosciutto nelle orecchie?
Te lo domando confessandoti che anche io all’inizio ero rimasto leggermente perplesso al primo ascolto distratto, ma nel momento in cui ho aguzzato le orecchie (soprattutto per il secondo cd) l’ho trovato quantomeno un buon album
Dargen D’Amico: Se devo decidere, preferirei che fosse capito subito, magari non proprio adesso che sono in un periodo un po’ scarico e non riuscirei a mettere a frutto, diciamo entro i prossimi due/tre mesi.
Io sono spesso perplesso di fronte al mondo, non so se mi piace o mi fa cacare, ci sta che il mio disco lasci perplessi.
Miusika: Sempre girando per la rete ho trovato una tua vecchia intervista in cui definisci il tuo precedente disco la miglior forma di autocritica.
Credi che sia un discorso sempre valido per quanto ti riguarda cioè che ogni brano nuovo che fai sia il miglior modo per te per autoanalizzarti e andar oltre? o son solo psicopippe da intervistatore?
Dargen D’Amico: E’ chiaro che le canzoni servono prima di tutto a chi le scrive, fosse anche solo per avere un motivo per temperare la matita o per comprarsi un blocconote. Ma sai anche quante vaccate possono scappare a un artista che sta cercando di dare delle risposte intelligenti?
Miusika: immagino tante quante ad un “giornalista” che cerca di fare domande intelligenti
il tempo è tiranno e l’intervista volge al termine, mi dici le impressioni che hanno avuto i tuoi amici quelli veri, quelli “bastardi dentro” di Di Vizi Di Forma Virtù?
Dargen D’Amico: Mi hanno detto – Ah! Finalmente ti sei aperto, finalmente possiamo farci i fatti tuoi!
Miusika: L’ultima prima di chiudere mi dici cos’è il Rap per te?
Dargen D’Amico: Il rap per me è farmi i fatti degli altri facendo credere agli altri che solo per questa volta hanno il privilegio di farsi i fatti miei. Il rap è anche scrivere canzoni in cui ti spieghi, ma che poi devi comunque spiegare perché sono venute male.
Non so se è con intelligenza, presa per il fondo, o con un intelligente presa per il fondo ma Jacopo “Dargen” D’Amico ci ha convinto e divertito anche in questa intervista. Ora sta a voi farvi conquistare.
Mario (settembre 2008)
Matteo