In ‘Oh brother‘ Terje Nordgarden racconta le sue difficoltà nell’attraversare le montagne della Sardegna in autostop. “I sardi sono un po’ cauti, si dice cauti ?“, racconterà presentando la canzone durante il concerto nel suo ottimo italiano, “ho avuto un paio d’ore per scrivere la canzone prima che un ragazzo si fermasse“.
Quando entra al Circolo Caracol di Pisa, zaino, jeans e incappucciato nella felpa, è, in effetti, il perfetto ragazzo del Nord in giro per l’Europa.
Nordgarden (ha omesso il suo nome di battesimo, Terje, per rendere il tutto più semplice da pronunciare) arriva direttamente, un po provato, da Oslo dove adesso vive e dove ha suonato anche ieri sera ed è stasera alla prima tappa del suo denso tour italiano. Con l’Italia ha un rapporto speciale, qui ha vissuto per molti anni, si è innamorato innumerevoli volte, ha inciso il suo primo album ed ha un caloroso ed appassionato pubblico, anche se non impressionante in numero.
E’ un tour in cui presenta da solo, songwriter acustico, il suo ultimo ‘The path of love‘. “Le prime tre canzoni sono una trilogia sull’amore. Il paradiso, il purgatorio e l’inferno“. Sorride, notare l’ordine volutamente invertito. “Sono ispirate ad una mia relazione con una ragazza di Verona. Inizialmente volevo far uscire un EP poi col tempo, è diventato un disco intero“.
Le canzoni d’amore abbondano nel repertorio di Terje, le migliori quelle un po malinconiche e nostalgiche. Infatti ci tiene a sottolineare che Good Ol’ Bob è una canzone “in cui si parla della fine di una storia d’amore che non è la mia ma quella di un mio amico, e io cerco di immaginarmi cosa avrebbe detto Bob (Dylan)“.
Ci sediamo alla fine del soundcheck, siamo in due ad intervistarlo e scherziamo sul fatto che sta facendo la sua conferenza stampa di inizio tour. Si rilassa mimando una sigaretta “Come Bob Dylan! Ho giusto visto “I’m not there” qualche giorno fa, mi è piaciuto l’avete visto ?“
Ci racconta del nuovo disco tenendosi sorridendo le storie migliori per il palco (“Poi sentirete tutti i dettagli“) : della trilogia iniziale, ‘On London Town‘ scritta “in Hyde Park quando tutta la città era preparata ad accogliere George Bush“, “So far away” scritta quando a Bologna sua mamma gli telefonò per informarlo della morte del nonno.
“Perchè ‘The Night’ dei Morphine ? L’ho sempre suonata e mi piaceva metterla in un disco“. On stage aggiunge qualche dettaglio: “All’inizio ho mandato mail a tutti quelli che avevano a che fare con i Morphine perchè volevo assolutamente registrarla. Nessuno ovviamente ha risposto, allora l’ho registrata comunque“.
Il disco si chiude con un altra versione di ‘The path of love’ “perchè la sento come una canzone .. “, cerca la parola giusta in italiano, “... matura .. sì matura. La seconda versione è nello stile di Radka Toneff“. Al nostro sguardo un po perso ci spiega che è una cantante norvegese e ci fa, gentilmente, lo spelling.
“La differenza principale con gli altri è che in questo disco sono riuscito a creare un gruppo, un suono. Abbiamo avuto più tempo, più possibilità di mixare. Mi manca ancora un po di suono elettrico, vorrei farlo. Più avanti nel tour farò alcuni concerti con la band ed ho comprato un distorsore; ma non lo userò stasera.“
Parliamo di influenze e riferimenti. Terje è stato fulminato dal Boss. “A 14, 15 anni sei insicuro. Non sai qual’è il tuo posto nel mondo e cosa vuoi fare. Conoscevo già la musica di Springsteen ma quando l’ho visto per la prima volta dal vivo ho capito che era quello che volevo fare“. Gli suggerisco che nella sua musica si sente di più Jeff Buckley. “Da Springsteen ho preso soprattutto il fatto di scrivere delle canzoni con dei personaggi e con una storia.” Si nota che vorrebbe staccarsi dal ruolo di epigono di Buckley “Jeff Buckley, quando lo scoprii, mi prese molto. Poi per fortuna ho trovato una voce mia, ho imparato, ad esempio, a dosare i falsetti. Anche Elliott Smith mi ha inspirato molto. Poi Neil Young. Per le cose sporche. Mi piacerebbe suonare più sporco a volte. Mi piacciono Ryan Adams, Radiohead, Calexico“.
Nominando i Radiohead non si può evitare di parlare un po di business (“ma spegni il registratore“, scherza). “Loro possono farlo di regalare il disco in mp3. Io fallirei.“. “La mia versione dei Radiohead è di regalare degli adesivi” e ci coinvolge in un brainstorming su dove piazzarli ma i risultati, potete immaginare, sono top secret.
“La mia strategia è suonare, suonare, suonare. Al momento credo di vendere più dischi ai concerti che altrove. In fondo, ci sono molti modi di creare un personaggio, questo è il mio e mi permettere di crescere come artista e come persona“. Un modo onesto, secondo me e forse l’unico possibile di questi tempi (esclusi i fenomeni alla Jonas Brothers).
Il giorno seguente è il decimo anniversario della morte di De Andrè e Terje suonerà ad Ancona in una serata dedicata a Faber. Stasera, il suo ultimo brano sarà una bellissima ‘Il suonatore Jones‘. “Anche De Andrè mi ha inspirato molto. Come Battisti, Murolo e l’altro napoletano. Come si chiama ? Massimo Ranieri, sì, Massimo Ranieri. Ma nel periodo napoletano. Io mi sento un po napoletano. Mi piace camminare per Napoli. E poi è gente un po pazza.“
Andrea Barsanti (gennaio 2009)
© Barsanti in esclusiva per Miusika Webzine© Barsanti in esclusiva per Miusika Webzine