Capita a volte di imbatterti quasi per caso, in piccole gemme di onestà.
A me per esempio è capitato oggi.
Cercando qua e là su internet, come mio solito, mi sono imbattuto in questa band di cui non avevo mai sentito parlare, che proprio in questi giorni ha dato alla luce il loro disco d’esordio omonimo: “The pains of being pure at heart”.
Sarò troppo schematico forse, magari anche un po saccente e antipatico a volte, ma secondo me esistono due categorie di dischi: quelli che ti fanno correre un brivido sulla schiena al primo ascolto e quelli che ti entrano dentro pian piano, io li chiamo i dischi diesel, quelli da cui non puoi più uscire, il disco di cui vi sto parlando, senza ombra di dubbio, fa parte della prima categoria.
“The pains of being pure at heart” è uno di quei miracoli che ormai non avvengono più, come quando trovavi la sorpresa già pronta degli ovetti Kinder, o perché, non ho capito ancora per quale algoritmo, non spuntava il tuo nome dalla lista dei “convocati” per l’interrogazione di greco.
Questo gruppo di giuovani “niuiorchesi” ha sfornato un disco da veterani, dieci pezzi perfetti, tutti potenziali singoli, trentacinque minuti di poesia pura.
Non mi dovrei sbilanciare così tanto per un disco d’esordio di un gruppo sconosciuto, ma è più forte di me non ci riesco a non parlare così bene di questo disco.
“The pains of being pure at heart” è emozione allo stato puro, riuscirebbe in “una giornata uggiosa” (per parafrasare Battisti che di “Emozioni” ne sapeva qualcosina) a strapparti quel sorriso che il maltempo magari ti aveva nascosto chissà dove.
Un concentrato di spensieratezza e spavalderia nello stesso istante, perché citare My bloody valentine, Jesus & mary chains e Smiths non lo fai se non sei spavaldo, ma se sei giovane tutto ti è permesso, se poi i risultati sono così.
Melodie importanti, che ti rimangono impresse e che poi non riesci più a toglierti dalla testa, come la sabbia di settembre che dai vestiti non se ne vuole andare e che non vuoi far andare via, perché sai che sta finendo qualcosa e che non vuoi lasciare scappare quei momenti.
Testi semplici, magari non maturissimi, ma che fanno spuntare magari da quei vestiti da “adulto” che indossi in questo momento, quel giovanotto spensierato che si emozionava ascoltando i Cure in cameretta e che rubava i versi delle canzoni per farle sue.
Se ci fosse la possibilità di accostare questa musica ad un profumo, l’accosterei al profumo della torta di mele, che non so per quale meccanismo, collego al profumo della mia compagna.
Il disco omonimo di questa band è un disco secondo me fenomenale, niente di nuovo all’orizzonte sia ben chiaro, ma capace di emozionare e di farti sorridere, perché in fondo le sofferenze di avere un cuore puro, non sono così brutte
Andrea Murgia (3 febbraio 2009)
Tracklist:
1 Contender
2 Come Saturday
3 Young Adult Friction
4 This Love Is Fucking Right!
5 The Tenure Itch
6 Stay Alive
7 Everything with You
8 A Teenager in Love
9 Hey Paul
10 Gentle Sons