Easy Virtue (Un matrimonio all’inglese) (2008)

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Film strepitoso, cast & colonna sonora perfetti, splendidi costumi, fotografia da togliere il fiato…

Attori-doppiatori eccezionali nell’interpretazione dei personaggi e scelta delle voci assolutamente impeccabile.

Un film che conquista fin dalla prima scena, con una fotografia che catapulta il pubblico direttamente nella storia…una trama intessuta con giochi di parole, stereotipi sapientemente incarnati dai protagonisti, scenari che creano un’atmosfera mai banale che riesce a tenere sempre viva l’attenzione di chi guarda, grazie alla cura dei dettagli e ai giochi di inquadrature.

Jessica Biel (Larita), incanta e convince da subito con la classe e la bellezza di una donna di grande acume, ironia e savoir faire.

Ben Barnes (John), è un giovane “immacolato”, innamorato, che si crede libero pur essendo di fatto legato da un filo invisibile e indissolubile alla famiglia, normalissima nella sua borghese peculiarità. Una famiglia improntata ad un matriarcato British-style, in cui a volte occorre seguire il prezioso consiglio “…sei inglese, fingi!” per salvare il fragile equilibrio di apparenza che fa da ponte tra la vita privata e quella pubblica.

Kristin Scott Thomas (alias Mrs. Whittaker), controlla sapientemente le redini della tenuta in cui la storia si sviluppa e manipola le vite dei vari personaggi con alterne fortune e reazioni degli stessi.

Colin Firth (Mr. Whittaker), ha smesso di essere un marito e un padre “tradizionale” a causa della guerra, che sembra aver spento in lui l’antica luce che lo animava…

Gli altri personaggi sono complementari e necessari insieme.

Le due sorelle di John a tratti sembrano maschere grottesche dei limiti, l’ingenuità, la superficialità e la perfidia che più o meno (in)consapevolmente si intrecciano ai vari eventi influenzandone il corso.

Il maggiordomo e la servitù sono la personificazione dell’impeccabile compostezza e dello humor d’oltre manica, che in alcuni frangenti si lasciano andare permettendo di intravedere, al di là della divisa, la genuinità e il “lato oscuro” di una società tutto sommato simpaticamente godereccia e con qualche peccatuccio da farsi perdonare. Ma non necessariamente. Un po’ Puritan-style insomma.

Personaggio assolutamente imprescindibile è “la cana“. La scelta quantomeno curiosa di chiamarla così mi perplime non solo per deformazione professionale (immagino la versione originale sia”she dog“, come usano fare gli inglesi per distinguere il genere), ma anche e soprattutto perché suscita in me orrore, anche se mi rendo conto che effettivamente è difficile trasporre efficacemente non solo il nome ma l’intero personaggio in una parola… Nomen omen. Ma non in questo caso. Meno nome, forse? Resta comunque il suo ruolo fondamentale. Il ruolo di chi con un tragicomicissimo incidente innesca un processo di sovversione e un principio di aperto ribaltamento delle regole. Perché intorno ai personaggi si muovono realtà in continua contrapposizione tra loro, che spaziano dai “facili costumi” d’oltre oceano al rigido moralismo della contea inglese passando attraverso sentimenti ricambiati e non, (in)fedeltà velatamente evidenti, ammirazione mista a invidia, vecchi nuovi segreti…

Sul titolo si potrebbe lungamente argomentare.

L’originale “Easy Virtue” richiama un concetto ben preciso presente anche nei dialoghi (in un sottile gioco di parole), in italiano diventa “Un matrimonio all’inglese“, espressione che fornisce una chiave di lettura del film assolutamente fuorviante. Ma le scelte di chi traduce e/o di chi adatta i dialoghi e i titoli passano sempre inesorabilmente per le mani di chi si occupa della distribuzione, che di mestiere distribuisce appunto, e che di traduzione, quindi, presumibilmente non si intende… Peccato che, come in altri casi illustri, di fatto esiste già una traduzione di questo titolo. Si perché nel 1927, diretto da tale Hitchcock Alfred, veniva girato “Easy Virtue” – “Fragile Virtù“, film ispirato al testo teatrale di Noel Coward*

Lodi sparse vanno anche ai bravissimi attori-doppiatori di questo film, per non parlare della fotografia che toglie letteralmente il fiato, soprattutto a chi, come me, di fotografia è malata/o.

Dulcis in fundo la colonna sonora incornicia perfettamente ogni situazione, toccando forse l’apice nella scena del tango.

E sempre in tema musicale una piccola chicca per gli amanti dei Blur, i blurvertiti come me… Purtroppo ho scoperto solo al momento dei titoli di coda che… in una delle orchestre del film è presente un certo Dave Rowntree, che tra l’altro è il batterista dei Blur. E scusate se è poco…

Insomma film consigliatissimo. Che rivedrò sicuramente molto presto, magari in versione originale per appagare la mia curiosità sui giochi di parole.

 

 

* N.B. per chi NON ha ancora visto il film consiglio di NON leggere la trama del film di Hitchcock, che trovate a questo link: http://www.occhirossi.it/hitchcock/EasyVirtue.htm
…sempre che non vogliate rovinarvi la “sorpresa” scoprendo in anteprima alcuni importantissimi dettagli…

 

 

 

 

Federica Siervo (febbraio 2009)

 

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