C’ era molta attesa attorno alla seconda prova della banda dei quattro dopo l’ elettrizzante “Entertainment” del 1979. Un’ attesa giustificabile a ben vedere, visto che il quartetto di Leeds è uno dei nomi di punta della straordinaria scena inglese che, dall’esplosione del punk, continua a sfornare una serie incredibile di talenti.
Preceduto dal singolo Outside the trains don’ t run in time/He’ d send in the army (entrambe ricomprese nel 33 giri) “Solid gold” è un disco con caratteristiche sonore ed un attitudine diverse dal precedente irruente e fulmicotonico “Entertainment”. L’uniformità e a tratti la monoliticità del materiale assieme ad un rallentamento delle velocità (l’ iniziale Paralyzed è il coraggioso inizio del disco) contraddistinguono un’inclinazione più ragionata e calcolatrice, lontana da quegli scatti e nevrosi che pervadevano le istantanee schizzate dell’esordio. In un quadro nel quale le distanze da coprire aumentano sensibilmente, la sezione ritmica svolge un ruolo primario e, creativamente parlando, la scelta dei tempi e delle modalità rivelano estrose interpretazioni (tra i più godibili citerei quello militaresco di Cheesburger, con 8 colpi di cassa tra una battuta e l’ altra del rullante e quello più articolato di Hole in the wallett). Non so se questo mutamento di prospettiva sia imputabile ai trascorsi dance di Jimmy Douglas al quale è stata affidata la produzione o ad un’ idea progettuale di più ampio respiro per non ripetere la formula di “Entertainment”, fatto sta che superata la barriera dell’ ostilità ritmica, in grado inizialmente di mettervi in difficoltà, troverete soddisfazione nell’ ascolto di “Solid Gold”, forse meno immediato dell’esordio ma per intelligenza e coraggio, di pari livello e forse qualcosina di più.
Sempre ben intonato e con una velatura di disperazione Jon King e la sua voce mentre Andy Gill, figlio degenere di Hendrix, fa emergere a dismisura il suo talento attraverso un modus operandi, lontanissimo dal classico ruolo del chitarrista, e che verte su arpeggi, accenni, riff secchi e spezzettati quasi a non voler proprio suonare in nessun modo con canoni conosciuti. Anche in questa originalissima capacità di Andy Gill sta la grandezza della proposta poco convenzionale (non ho detto nulla sui testi puntuali ed affilati, vera e propria pistola della Gang, ma manca lo spazio pensateci voi) della Gang of Four.
Anto (1981)
Tracks:
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“Paralysed”
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“What We All Want”
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“Why Theory?”
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“If I Could Keep It for Myself”
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“Outside the Trains Don’t Run on Time”
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“Cheeseburger” (
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“The Republic”
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“In the Ditch”
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“A Hole in the Wallet”
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“He’d Send in the Army”