Questa mattina sveglia presto, è lunedì, si ritorna ai ritmi della settimana. Da abitudine, con gli occhi ancora un po’ stanchi, apro Facebook e gli stessi occhi, qualche secondo prima socchiusi diventano invece enormi e spalancati. “David Bowie è morto“, “Addio Duca Bianco“, sono solo alcuni dei titoli che leggo in bacheca.
“Non è possibile”, mi dico. Ed invece, amici e lettori, questo 2016 non poteva iniziare in un modo peggiore. Solo ieri abbiamo salutato Lemmy, icona indiscussa del mondo rock, anche lui portatoci via dalla stessa malattia. Chi vi scrive, purtroppo questo male lo conosce bene e vi assicuro che non è facile arrendersi e soprattutto rassegnarsi ad un addio del genere. Nel caso di Lemmy e David la situazione è poco diversa. Perchè quando ti immergi completamente nelle opere di qualcuno, diventano parte integrante della tua vita, come se fossero dei cari amici ai quali rivolgersi quando qualcosa non va. Un rifugio sicuro. Provo a spiegarmi meglio, soprattutto per quelli che già si stanno lamentando del cordoglio collettivo creatosi online che, permettetemi, probabilmente non hanno mai amato visceralmente le note e le parole di un qualsiasi artista. Perchè, altrimenti, un po’ di tristezza oggi l’avrebbero provata.
Non starò qui a raccontarvi delle mille collaborazioni, del suo animo gentile soprattutto verso amici musicisti in difficoltà come Iggy Pop o Lou Reed o di quando l’ho ascoltato per la prima volta con “The man who sold the world“. Non voglio dilungarmi. Ma David Bowie è stato un innovatore, azzarderei un genio. Gentile ed elegante, provocatorio ma con stile, sempre. Pochi sapevano della sua battaglia contro il cancro e dell’ultimo regalo che ha voluto farci. Come il suo collaboratore, musicista e soprattutto amico Tony Visconti ha da poco scritto “Ha realizzato Blackstar per noi, il suo regalo d’addio. Io lo sapevo da un anno che sarebbe stato così, ma in ogni caso non ero pronto”. Nessuno era pronto, in queste situazioni non lo si è mai.
Quello che forse ci rende più tristi è l’idea di non poter più godere di pubblicazioni nuove, di note luminose in grado di lasciarci ancora una volta con le orecchie colme e il cuore aperto. Ecco perchè ci risulta difficile salutare un Artista così, non ci si rassegna facilmente. Noi, per quel che ci riguarda proveremo ad onorarlo nel miglior modo possibile: ascoltando la sua eredità musicale, che ci accompagnerà in questo triste lunedì di Gennaio.
Con gli occhi gonfi:
buon viaggio Duca Bianco.