Captain Mantell – Rest in Space (2010)

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Il 2010, quasi sicuramente, non si presenta come un anno entusiasmante dal punto di vista del mercato del lavoro e di conseguenza non lo sarà dal punto di vista delle tensioni sociali che ne susseguiranno purtroppo.

Il 2010 però dal punto di vista musicale si presenta come un anno che potrebbe essere ricco di tanta buona musica. Due colpi li ha già piazzati con Heavy Metal Fruit dei Motorpsycho e con Primitivi del Futuro dei Tre Allegri Ragazzi Morti, altri sono già preannunciati come ad esempio Dischi Fuori Moda dei Sikitikis ed un terzo lo ha già scodellato col presente Rest in Space, secondo lavoro sulla lunga distanza dei Captain Mantell.

Premetto che non ho sentito il primo album Long Way Pursuit della band veneta quindi non ho la più pallida idea del percorso di evoluzione musicale svolto dai Captain Mantell, però vi assicuro che Rest in Space da abbastanza di cui parlare e, cosa assai più importante, da sentire.

Da dove partire visto che permette tanti spunti riflessivi?

Partiamo dal nome del gruppo 🙂 .

I Captain Mantell prendono ispirazione per il proprio nome dal primo pilota militare statunitense morto inseguendo un U.F.O. il capitano Thomas Mantell, che il caso voglia sia quasi un omonimo di Tommaso Mantelli aka Captain Mantell voce e basso della band veneta (ed anche bassista dei Il Teatro degli Orrori live), che vede in formazione Nicola Lucchese aka Doctor Ciste (elettronica varia e variegata) e Omero Vanin aka Sergeant Roma (batteria). Questa ispirazione si riflette anche in alcuni brani presenti e passati e in qualche atmosfera (spaziale ça va sans dire 😉 ).

La musica proposta dai Captain Mantell però se non per un uso massiccio dell’elettronica è ben poco spaziale ma assai di pancia anzi di fondoschiena 😀 .

Per farvi capire meglio prendete i Beatles, i Sex Pistols, i Devo, i Prodigy e i Daft Punk, in più aggiungeteci una manciata di darkwave (che non fa mai male) buttate tutto dentro un frullatore ed otterrete i Captain Mantell. Ovvero un gruppo italiano che canta molto bene in inglese, con un sound mooooolto internazionale ed attuale, che potrà ricordarvi tante cose musicalmente interessanti ma essendo sempre decisamente personali. Infatti la musica proposta da Tommaso e soci è sostanzialmente pop-rock in salsa elettro ma con tante di quelle sfumature che definirla solo pop è fin troppo semplicistico. L’attitudine con la quale suonano questi ragazzi la si può tranquillamente accostare alle band che hanno reso famosa la new-wave, quindi direi quasi punk. Per cui se nei brani al posto di Synth ed elettronica varia ci fossero dei bei chitarroni distorti le canzoni sarebbero lo stesso gradevoli, ovviamente potenti, ma soprattutto capaci di far smuovere il fondoschiena in balli più o meno sfrenati cantando a squarciagola. Diciamo, per gli amanti delle definizioni a tutti costi, che la loro musica è electropowerbreakbeatclashpop 😀 .

Ecco dovendo cercare delle band o degli artisti a cui accostare i Captain Mantell i primi che mi vengono in mente sono i Devo, IAMX, ma soprattutto i Death from above 1979 (sarà per il fatto che anche lì mancavano le chitarre e la struttura portante era data da basso e batteria?) con la differenza rispetto al duo canadese di esser già più ballabili. Infatti i brani proposti su Rest in Space dai Captain Mantell si prestano bene ai remix come quelli dei DFA1979, solo che in questo caso li proporrei principalmente in versione con poca elettronica e con molte chitarre. Inoltre su la parte iniziale e finale di As the night decides (nel quale suona come ospite Nicola Manzan) possono ricordare i Siouxsie and the Banshees di Red Light da Kaleidoscope.

Per quel che riguarda le linee vocali le trovo decisamente azzeccate, mentre per l’uso dell’inglese da parte di Tommaso una volta tanto niente da dire (o quasi, un paio di pezzi in italiano non avrebbero sfigurato anzi) visto che è più che evidente che il trio guarda aldilà dei patri confini e può farlo sia grazie alle sonorità proposte sia al fatto che sentendo la voce del capitano Mantelli gli anglofoni non si sbellicheranno dalle risate per un accento improponibile.

Bravi Nicola, Omero e Tommaso, Rest in Space è una ulteriore conferma che la “scena” italiana è in fermento ed in grado di proporre cose notevoli. Ho idea che se saranno ben supportati, in particolare all’estero, Il Teatro degli Orrori dovranno cercare un altro bassista perché Captain Mantell, Doctor Ciste e Sergeant Roma saranno troppo impegnati nei loro concerti.

Disco assolutamente consigliato a tutti indistintamente.

 

 

 

 

Mario (marzo 2010)

 

 

 

 

Tracklist:

  1. Uri Geller

  2. A little shit shit

  3. The word forever

  4. As the night decides

  5. My radar

  6. Turn your head around

  7. The best

  8. B-cool

  9. Well I know

  10. Incident 33

 

 

 

 

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