Abitava lontano dalla stazione. Ma di notte, a volte, distingueva portati dal vento i rumori delle prime manovre dei carri merci. Non era del tutto inconsapevole dei cambiamenti notturni.
E’ noto che tra le ordinarie operazioni di marketing discografico, quella della pubblicazione del disco dal vivo rappresenta una pratica giustificata da motivi squisitamente commerciali che, trovando le sue origini già su finire degli anni 60, ha assunto con sempre maggiore puntualità lo status di prassi consolidata.
Le due recensioni che vi presentiamo oggi sono diverse dalle solite recensioni. Infatti non si tratta della solita recensione nella quale chi scrive elenca pregi, difetti, riferimenti e così via, ma è più che altro una chiaccherata tra me ed Anto nella quale confrontiamo i nostri punti di vista (a volte concordi, a volte no!)
Lo confesso! Si confesso la mia colpa, fino a stamani non avevo la più pallida idea di chi fosse questa band toscana Il Maniscalco Maldestro. Complice il loro
“Il sole non tramonta mai su questo mondo che ho trovato” è il verso terribile e bellissimo che apre, squassante nel delirio di Crocus Behemont, “I will wait” 1:47 di immersione pura con la pressione che aumenta secondo dopo secondo sotto il peso implacabile delle atmosfere e del riff basso/chitarra sino al vacillare delle tempie
“I meccanismi che determinano il successo di un film sono assolutamente imperscrutabili. Conta molto il tempismo. Un film di successo potrebbe non esserlo affatto se proposto tre anni prima o tre anni dopo. A volte conviene, rispetto alla critica, seguire ad una certa distanza i primi film che hanno fatto da battistrada.” Passando
Ricordo ancora come se fosse oggi la prima volta che sentii Frizzle Fry dei Primus era ottobre del 1990. Mi ricordo che ero un sul malinconico andante perché nonostante fossero usciti dei bei dischi non trovavo niente di veramente furioso, che mi coinvolgesse nel profondo, a livello di pancia, quando avvenne un miracolo un anima
Ricordo ancora come se fosse oggi la prima volta che sentii Head dei Jesus Lizard era ottobre del 1990. Mi ricordo che ero un sul malinconico andante perché nonostante fossero usciti dei bei dischi non trovavo niente di veramente furioso, che mi coinvolgesse nel profondo, a livello di pancia, quando avvenne un miracolo un anima
C’ era molta attesa attorno alla seconda prova della banda dei quattro dopo l’ elettrizzante “Entertainment” del 1979. Un’ attesa giustificabile a ben vedere, visto che il quartetto di Leeds è uno dei nomi di punta della straordinaria scena inglese che, dall’esplosione del punk, continua a sfornare una serie incredibile di talenti.
Poco dopo la scomparsa di Frank Zappa, avvenuta nel 93, i critici del Manifesto, nel dedicargli un loro speciale (tra i pochi a farlo, e di questo occorre dargliene atto), si soffermarono in particolar modo su “Absolutely free”, disco che bissava, nel 1967, il già notevole “Freak out”. A ben donde ci si soffermava e