Inizia negli anni 90′ la storia di uno dei gruppi più amati della musica internazionale e più precisamente con due nomi, Jeff Ament e Stone Gossard, membri dapprima dei Green River e successivamente dei Mother Love Bone.
La musica dei Parsec è una musica scura, ipnotica, profonda. Linee di basso marcate, chitarra elettrica tipicamente post rock, batteria con echi tribali e un parlato a tratti sussurrato e a tratti quasi urlato.
Registrato sotto la supervisione di Chris Downhan (a chi non lo conosce basti sapere che ha lavorato con bands come August Burns Red e Paramore, scusate se è poco) e Matteo Tabacco (bassista dei Dufresne), “A Story Never Told” è un ottimo album d’esordio per i vicentini Good for One Day.
Più o meno in questo stesso periodo, lo scorso anno si parlava del tentativo sulla lunghissima distanza dei Field Music di “Measure” attribuendogli una valenza contro culturale per dimensioni e versatilità nelle scelte.
Questo nome, Alessandro Mannarino, qualche anno fa forse non vi avrebbe detto nulla. Oggi in realtà è uno degli artisti italiani più richiesti e apprezzati.
Il concerto dei Nobraino al Circolo degli Artisti arriva per me dopo averli ascoltati casualmente in una precedente occasione al Martelive per alcuni minuti, dove in pochi minuti mi avevano incuriosito positivamente.
Oggi sul palco del Circolo degli Artisti ci sono i Bud Spencer Blues Explosion duo formato da Adriano Viterbini alla chitarra e Cesare Petulicchio alla batteria.
I Royal Republic sono il classico gruppo cresciuto a pane e rock’n’roll, con il loro debutto nel mondo mainstream con una label del calibro della RoadRunner Records “We Are The Royal” non poteva essere di certo un disco sotto le righe.
Bel reportage fotografico della brava Emanuela Giurano dedicato all’interessantissima band svizzera Eluveitie che propone un modo molto intrigante di reinterpretare e contaminare il folk Elvetico con quello Irlandese ed il metal.
L’oggetto di molte recensioni di questo disco non è stata la musica, ma l’esposizione mediatica riservata al gruppo dalle riviste inglesi, che hanno per lo più etichettato il quartetto di adolescenti di Manchester come “next big thing”