Non ho idea se vi sia capitato di ascoltare un album e domandarvi come mai i brani che lo compongono non siano in heavy rotation sulle radio o nelle tv tematiche?
A me ogni tanto si.
Mi è capitato ad esempio ascoltando l’omonimo disco d’esordio dei piemontesi Il Disordine delle Cose, che di brani adatti alla programmazione ne ha più di uno.
Per presentarlo basterebbe citare che è edito dalla Tamburi Usati dei Marta sui Tubi con la produzione di Gigi Giancursi e Cristiano Lo Mele dei Perturbazione, che partecipano come ospiti vari componenti dei Perturbazione, Paolo Benvegnù, Carmelo Pipitone, Marcello Testa, Marco Notari, Naif e Syria, ma tutti questi nomi non renderebbero giustizia ai Il disordine delle cose. Questo perché è si vero che la produzione del duo Giancursi – Lo Mele risulta davvero efficace ed equilibrata tra sonorità indie e mainstream (anche se un pelino troppo levigata), è si vero che l’apporto dei vari ospiti è decisamente azzeccato e soprattutto non invadente, ma è altresì vero che i 14 brani che compongono l’album sono tutta farina del sacco dei cinque componenti de Il Disordine delle cose.
Il risultato dell’unione di tutti questi diversi talenti da vita ad un bell’album pop-rock, che si muove in più ambiti dello stesso, partendo dalla tradizione cantautoriale italiana (De Gregori e Battisti in primis) passando per l’immancabile scuola dei Beatles ed arrivando a quello attuale più grintoso che richiama la pop-wave ’80. Il tutto unito a testi in italiano decisamente adeguati alle varie atmosfere presenti nei brani, i quali sanno essere romantici, malinconici, grintosi e ironicamente politici.
Gli unici difetti che posso rimproverare a quest’album sono: quel pochino in più di eleganza e levigatezza in fase produttiva; la ghost track Non sono io, sono gli altri della quale avrei fatto volentieri a meno, in quanto nulla aggiunge e semmai toglie alla atmosfera complessiva del disco.
Ma, come ho scritto in altri casi, si tratta dei classici peli nell’uovo dettati dal gusto personale e che non inficiano nel giudizio complessivo di un disco che chi ama le varie declinazioni del pop-rock (oltretutto cantato in italiano) non dovrebbe farsi sfuggire.
Mario (luglio 2010)
Tracklist:
01. Il colore del vetro
02. L’altra metà di me stesso
03. Don giovanni
04. L’idiota
05. Muscoli di carta
06. Infezione
07. La mia fetta
08. Lacrime e fango
09. L’astronauta
10. Il pittore del mondo
11. Quella sensazione di comodità
12. Piume di cristallo
13. Sottile ipocrisia
14. Non sono io, sono gli altri