Ascolto per la prima volta “Macramé” di Ivano Fossati due anni dopo la sua uscita (*).
Il negozietto vicino alla Stazione di Garbagnate Milanese, vicino alla chiusura nel silenzio dei paraggi, da mesi gli ha appiccicato sopra il prezzo di 10.000 lire ma nessuno sembra essersene accorto e per un attimo, prima dell’acquisto, sono stato colto dal dubbio che si trattasse di un disco minore (stupidità gigante).
Invece faccio un affare due volte e per diversi giorni, nel silenzio dei paraggi, non ascolto altro nella consapevolezza di una gran bella ripresa di Ivano che avevo trovato eccessivamente cerebrale nel disco precedente “Lindenbergh”.
Qui invece, ed anche se Fossati ha una cifra stilistica ormai consolidata, la musica respira di più aprendosi a sentimenti più positivi, caldi e coinvolgenti. Pur restando nel quadro della consueta colloquialità si avverte un clima più aperto e sereno arricchito dal pregio della qualità notevolissima di alcuni momenti particolarmente ispirati. Musica per chi vuole intendere certamente ma con una capacità comunicativa ben assestata e lontana dall’ermetismo che rischiava di farla implodere se assecondato eccessivamente.
“Macramé” che deve il titolo ad un’attività artigiana araba di annodatura ed intreccio di fili e ad un fazzoletto ancora in uso nel Levante Ligure, è quindi più ispirato, incisivo e comunicativo del precedente e si mantiene complessivamente su ottimi livelli con punte di eccellenza che personalmente trovo nel “Canto dei mestieri” (brillanti qui le percussioni di Trilok Gurtu ed il flauto basso suonato dallo stesso Fossati), in “Labile” (forse la migliore ma farei torto alle altre), nello slow tango di “L’angelo e la pazienza” che dovete assolutamente ballare con la vostra fidanzata chiudendo gli occhi e rendendo le Vs. spalle più sicure e solide del solito e, per chiudere un cerchio poco rotondo, nell’“Abito della sposa” con Tony Levin allo stick a dare un tocco di Cremisi e Mario Arcuri al sax soprano a far breccia facile nel vostro cuore.
Ho privilegiato questa chiave di lettura di “Macramé” seguendo l’indole del momento e questo disco ha altri diversi spunti interessanti ed angoli meno appariscenti, visibili e rassicuranti (il verso iniziale di “Bella speranza” e le riflessioni amare di “L’orologio americano”) ma quello che state leggendo alla fine è solo un invito all’ascolto e a non affaccendarvi in altre faccende che almeno per un po’ è meglio lasciare da parte.
(*) Inverno del 1998.
Anto (1998)
Tracklist:
- La vita segreta
- Il canto dei mestieri
- L’amante
- L’abito della sposa (Ivano Fossati – Tony Levin)
- L’angelo e la pazienza
- Labile
- Bella speranza
- L’orologio americano
- Stella benigna (Ivano Fossati – Tony Levin)
- La scala dei santi
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