I veneti Love in Elevator (composti da Anna Carazzai voce, chitarra e basso; Cristian Biscaro basso e voce; Francesco Valente batteria conosciuto dai più quale ottimo percuotitore di pelli con Il Teatro degli Orrori) sono tra i gruppi italiani più interessanti e degni della massima attenzione della scena alternative nostrana col loro sound potente ma capace anche di momenti più intimi. Gli avevamo dedicato su Miusika già diversi photo report e le recensioni dei loro ottimi album RePulsion e Il giorno dell’assenza quindi non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di intervistarli in occasione del tour fatto in supporto ai fantastici Meat Puppets.
Accompagnano l’intervista le belle foto fatte da Riccardo Frabotta in occasione della data romana.
Miusika: Ciao ragazzi
LIE: ciao
Miusika: siete sulla scena da alcuni anni e avete vissuto diversi cambi di formazione senza che questo però intaccasse la vostra forza dal vivo, Anna tu che sei il punto fermo della formazione come hai vissuto queste trasformazioni?
Anna: ehm ….. le ho vissute a volte come dei drammi a volte come delle grandissime ficate.
In verità l’unico dramma che ho vissuto è stato il cambio quando Michela è andata via, la bassista originaria, è stato un po un dramma più che altro personale non tanto musicale.
Per il resto ormai mi sono abituata a suonare con tutti quindi nessun problema.
Miusika: alla luce di queste esperienze quali credi sia il vostro disco che più si avvicina alla vostra dimensione live?
Anna: RePulsion sicuramente. Più che altro sai cos’è che RePulsion è una formazione a tre basso, chitarra e batteria quello che siamo adesso
Cristian: ed è stato pensato in quel modo
Anna: esatto, quindi rispecchia meglio la nostra condizione attuale live che è appunto basso, chitarra e batteria, è stato pensato così ed è sempre stato reso dal vivo facilmente, mentre Il Giorno dell’Assenza quando l’abbiamo portato dal vivo quando è uscito eravamo un quartetto, avevamo anche le tastiere ci sono più arrangiamenti. Adesso siamo un trio portiamo comunque dei brani del Il Giorno dell’assenza però li abbiamo resi possibili alla capacità espressivo di un trio live
Cristian: si sicuramente RePulsion, come istinto è RePulsion di sicuro, infatti dal vivo adesso suoniamo la metà delle canzoni del Il Giorno Dell’Assenza perché andrebbe a discapito della resa del pezzo farlo come trio
Miusika: la cosa che si nota chiaramente ascoltando i vostri lavori è l’evoluzione del vostro sound, quali autori vi hanno influenzato agli inizi e quali invece sentite più vicini oggi?
Anna: ascoltiamo tutti quanti tantissima musica, a volte nel primo disco che abbiamo fatto volevamo cercare delle ispirazioni, cioè ci abbiam provato, anche senza riuscirci perché comunque è una cosa istintiva che si fa, cioè siamo noi quando suoniamo non qualcun altro quindi cercare di essere i King Crimson o cercare di essere i Metallica è inutile
Francesco: più che altro si cerca di entrare in dei territori, dei giardini
Anna: comunque alla fine siamo noi stessi, stiamo nel nostro giardino. Nel senso anche all’inizio, anche se avevamo delle ispirazioni perché qualcuno ti spinge a suonare tipo anch’io voglio prendere la chitarra è suonare come The Edge, però nel momento in cui componi un disco ognuno mette se stesso nel suo strumento e non mette i suoni di qualcun’altro
Cristian: ci vuole un po magari
Anna: poi è ovvio che quello che fai magari ricorda qualcosa, ma tutti, chiunque
Cristian: non si è mai cercato di essere derivativi, ecco quello no
Francesco: dipende anche da dovi ti trovi a suonare in sala prove, quello influisce in qualche modo
Miusika: abbiamo visto che nell’ultimo album avete fatto come scelta quella di fare dei testi in italiano, anche con ottimi risultati
Anna: grazie 🙂
Miusika: 🙂 cosa vi ha spinto in questa direzione e quanto questa scelta ha modificato il vostro approccio nella scrittura e nella interpretazione dei brani?
Cristian: mah in realtà dato che quando sono entrato nel gruppo io e anche Roberto, che era il batterista che è stato con noi fino a novembre, praticamente il gruppo era diventato un’altra cosa per forza di cose, quindi abbiamo deciso di cominciare una nuova cosa direttamente. A quel punto si cambiano tante cose a livello sonoro e quindi abbiamo deciso di provare a farlo anche a livello vocale e quindi abbiamo deciso di provare con l’italiano, anche perchè insomma è la lingua con cui teoricamente dovresti essere più a tuo agio nonostante sia un po più complicata, meno musicale dell’inglese, nel senso che l’inglese ti può permettere di dire anche poco ma di suonare molto meglio
Anna: nel nostro genere, perchè c’è in tantissima musica leggera a cui siamo più abituati, non è nella nostra cultura nel genere che noi suoniamo viene più naturale scrivere in inglese
Cristian: si nel nostro genere esatto, però non abbiamo composto le linee vocali pensandole e componendole in italiano, abbiamo pensato che sarebbero state tradotte magari però sono state tutte composte in inglese. Quindi in realtà non è che abbia influenzato al 100% la scrittura delle parti. Per cui sostanzialmente abbiamo continuato a lavorare come prima semplicemente modificando qualcosa alla fine.
Io ero più riluttante all’inizio ma poi una volta letti i testi mi son ricreduto.
Anna: lui è riluttante per ogni cambiamento all’inizio 😀
Cristian: si son quello che tengo la briglia più tirata 🙂
Francesco: ma anche nel missaggio la voce in italiano di solito quando si fa un disco la senti molto grande, molto più avanti rispetto agli altri strumenti. Invece nel disco dei Love in Elevator pur essendo cantato in italiano si sente la voce al pari degli altri strumenti
Miusika: si infatti l’ho notato pure io, alla fine non è predominante rispetto alla musica
Cristian: esatto, noi non volevamo questa cosa, infatti spesso è effettata, sporcata, è confusa, distorta
Miusika: diventa parte integrante del tessuto sonoro
Cristian: si ci tenevamo molto a far si che i volumi tra parti vocali e strumentali fossero più bilanciati e non con la voce predominante
Anna: quel tipo di missaggio da musica leggera italiana, per fare un esempio alla Laura Pausini, non ci piace proprio ovviamente legato al nostro genere
Miusika: Francesco visto che sei ritornato nel gruppo quanto pensi che influirà nelle produzioni future il tuo apporto?
Francesco: come ha influito in rePulsion forse. Forse un po di più perchè in rePulsion sono entrato tardi e ho suonato con loro alla fin fine poco, quindi è ovvio che nel nuovo lavoro sarò maggiormente protagonista anzi protagonista assoluto 😀
Cristian: terremo i volumi della batteria altissimi 😀
Anna: 😀
Cristian: faremo il missaggio alla Pausini però con la batteria 😀
Anna: però è bellissimo il suo contributo (si riferisce a Franz ndR) per le cose nuove a cui stiamo lavorando. Lui è un genio in studio, cioè scattante, creativo, io ho bisogno di sei giorni solo per me per fare una cosa lui in mezzora ne ha fatte dieci e tutte alla prima, buone take alla prima
Francesco: boh sono straveloce faccio tutto così e poi cerco lo stratiro, sento troppa gente in giro moscia con poca cattiveria alle pelli alcuni anche con ottima tecnica ma poco tiro 😀
Miusika: negli anni avete suonato con band di grande caratura, i Meat Puppets ne sono una conferma visto che state con loro in tour, cosa vi hanno lasciato queste esperienze sia a livello artistico che umano sia nel bene che nel male?
Cristian: artisticamente la professionalità direi, umanamente l’umiltà. Cioè vedere questa gente che viene dagli States, che ha influenzato il nostro modo di suonare e quello di tanti altri e che in un certo senso ci ha dato la voglia di cominciare a suonare e vedere che sono di una professionalità spontanea innanzitutto, quindi in qualsiasi situazione tu li metti a suonare loro fanno le loro cose senza problemi, poi umanamente sono persone superumili e non senti assolutamente il distacco fra te e loro. Penso che tu abbia avuto modo di verificarlo di persona durante la serata
Miusika: si, si infatti
Cristian: ma uguale i Mudhoney
Anna: stessa cosa anche per i Shellac
Cristian: non senti il distacco, ti senti e ti fanno sentire un musicista come loro. E’ bella sta cosa
Anna: a parte che siamo musicisti quanto loro e quindi non c’è bisogno di dovercelo fare sentire
Cristian: si però in un paese come l’Italia questo a volte ti fa strano
Anna: infatti questa è una cosa che capita solo con gli stranieri e noi abbiamo avuto la fortuna che ci è capitato, ma come ha detto prima Curt (cantante dei Meat Puppets ndR), hai ascoltato i suoi racconti, è fondamentale fare le cose per godere tu di te stesso e di quello che stai facendo. E’ molto chiaro una esperienza che abbiamo avuto con queste persone che non hanno un fine di arricchimento, di fama o di quant’altro che va dietro la musica. Perchè anche lui si è reso conto nel corso di trent’anni di carriera, e lo ha detto prima, che purtroppo tantissimi musicisti attuali, ma anche quando hanno iniziato negli anni ’80 è sempre stato così non è che cambiano i tempi, nascondono una voglia di successo, di soldi, di denaro dietro la musica. Invece lui lotta da sempre, e noi uguale, cioè non è che lottiamo però la vediamo allo stesso modo, facciamo quello è basta cioè scriviamo una canzone che ci piaccia, la più bella possibile per noi ma non ci dev’essere un altro fine aldilà di quella canzone, capisci? E loro, queste persone, questi artisti con cui abbiamo avuto la fortuna di suonare, di stare in tour e di condividere sia il lato umano che artistico ci hanno insegnato questo, che c’è solo quel lato, c’è solo il lato della canzone e di te stesso dentro la canzone, non fini ultimi di arricchimento, di fama, di immagine cioè non esiste
Miusika: l’obbiettivo è solo quello di fare musica fondamentalmente
Cristian: si perchè se senti la necessità di dover inserire altro aldilà della musica vuol dire che stai già sbagliando con la musica
Anna: non è quello l’obbiettivo e noi concordiamo pienamente. Questo è un grande insegnamento, poi come diceva Cristian non è che ci fanno sentire musicisti, è giusto, se sei in tour per delle date di fila con qualcun altro è giusto scambiarsi delle opinioni, ascoltarsi perchè se no che accidenti di senso ha? Cioè andare in tour e stare in camerini separati, non conoscersi, non condividere niente, solo condividere il palco ma solo perchè è scritto sulla carta, su un volantino o su una pagina internet? E’ condividere una esperienza di vita
Francesco: lui è venuto qua a raccontarci i propri segreti più intimi
Cristian: si, si persone mega aperte
Anna: veramente, anche troppo 🙂 Ma uguale i Mudhoney e gli Shellac
Miusika: C’è un gruppo col quale vorreste suonare, collaborare in futuro?
Cristian: i Nirvana credo 😀
Anna e Francesco: 😀
Miusika: un pochino difficile 😀
Cristian: non lo so, in realtà non ci penso a queste cose
Anna: beh magari con loro (i Meat Puppets ndR) pensiamo di chiedere delle cose
Cristian: si magari si
Anna: visto che capiamo che ci può essere proprio la voglia di fare, di condividere delle cose con loro forse? chissà?
Miusika: visto che siete in giro da tempo in base alla vostra esperienza come vedete la scena italiana in rapporto anche alla scena internazionale
Cristian: ehhhhhhhhhh è dura questa. Difficile fare questo discorso senza fare la figura degli spocchiosi o senza rompere le scatole a qualcuno. In realtà ci sono due mondi, sembra quasi che esistano due realtà parallele in Italia. Semplicemente perchè l’Italia è un paese piccolo e siamo chiusi qui dentro perchè abbiamo questa lingua qua, questa cultura qua e quindi siamo automaticamente autoghettizzati. Quindi viviamo tutto all’interno del Paese e in maniera piuttosto forte
Anna: si ma senza rendersi conto che è piccolo questo Paese
Cristian: si è piccolissimo
Anna: viviamo in una scatolina, in una matrioska, quella piccolissima e ci sentiamo appena facciamo una cosa ci sentiamo importantissimi e non ti rendi conto che siamo la più piccola delle matrioske e che nessuno ci sta cagando dappertutto altrove. E questa è la contraddizione che ci contraddistingue
Francesco: in realtà passiamo gran parte della giornata a sputtanare le scene altrui 😀
Anna e Cristian: 😀
Francesco: con grande fantasia anche 😀
Miusika: avete qualche aneddoto o episodio divertente avvenuto durante i tour che ricordate con piacere?
Anna: Tolosa!
Cristian: merde, Tolosa
Anna: il cachet di una data in Francia, premetto che abbiamo fatto un tour in Francia che è stato fichissimo.
Cristian: a parte una data 🙂
Anna: a parte una data 🙂 Tolosa!!! Dove il cachet è stato un cesto di mele, tre baguette… e del formaggio?
Cristian: e venti euro 🙂
Anna: ah venti euro 😀 son stati grandi 😀
Cristian: no è stato alienante perchè siamo arrivati e c’era questa stanza con dei computer tipo internet point, e c’era questo tipo col cappuccio, stava fumando le canne e guardava tipo dei cartoni animati giapponesi. Siamo entrati e ci ha fatto ciao con la mano. Poi la serata è andata come è andata, ci han pagato con sta roba, abbiamo dormito in una stanza era novembre c’era un freddo becco
Anna: e con noi c’era Marco Fasolo dei Jennifer Gentle e lui ha dormito sullo spiffero e si è ammalato con la febbre a 40 per le successive tre date
Cristian: esatto. Dove aveva la testa, dietro il suo cuscino, non ci siamo accorti che c’era un buco nel muro così (grande quasi due pugni ndR) e da qui lo spiffero gelido, non c’era acqua calda, non c’era niente, c’era da morire di freddo. La mattina dopo quando siamo andati via e ci han dato tutto sto bel cachet, il tipo era ancora davanti al computer e stava giocando con dei videogiochi, col cappuccio sempre su, con la cannetta in mano, e come siamo arrivati e andati via uguale: saluto con la mano, sorriso e ciao. E’ stata la situazione più alienante
Anna: però aldilà della bizzarria del cachet, della accoglienza, degli spifferi a livello di pubblico e umano è stato bellissimo
Cristian: si ottimo, anche i ragazzi con cui abbiamo suonato son stati gentilissimi ci han addirittura regalato un alimentatore perchè uno dei nostri andava male, ci han detto tenetelo ed è stato veramente bello
Anna: un altro aneddoto bello è il mio innamoramento delle date in Germania. Quando abbiamo fatto due festival in Germania per l’uscita de Il Giorno dell’Assenza ho scoperto con la coda dell’occhio tra un soundcheck e l’altro, eravamo varie band, che i tecnici spruzzavano il disinfettante fighissimo sui microfoni di ognuno tra un cambio palco e l’altro. Questa è una cosa troppo avanti
Miusika: cosa fanno i Love in Elevator quando non fanno musica?
Cristian: lavorano. Per forza, perchè bisogna lavorare. Nel senso che far parte dei Love in Elevator non porta nessun tipo d’introito monetario che ti possa permettere di fare solo quello e quindi si lavora. Io faccio il grafico, ho fatto il cuoco, il barista. Anna fa la cameriera, ha fatto la gallerista
Anna: io faccio tante cose, comunque m’interessa solo suonare il resto sono palliativi per pagarmi le cose
Miusika: visto che fai il grafico ti faccio una domanda da ex grafico, la scelta dei soffioni che avete messo sulla copertina de Il Giorno dell’assenza c’è un motivo particolare?
Cristian: 🙂 c’è in un certo senso il suo motivo, nel senso che avevamo deciso di utilizzare delle immagini che fossero prese da qualche enciclopedia, quelle cose che sanno proprio di vecchio. Le abbiamo prese da questa enciclopedia, scannerizzate e niente ci sembrava che si adattasse bene al titolo del disco, infatti è qualcosa di ineffabile, d’inconsistente, di qualcosa che è assente no? La stessa fragilità del soffione che con un soffio di vento si sparpaglia, si distrugge.
Anna: comunque una copertina scura perche i suoni sono scuri, è un album oscuro sia di immaginari che di suoni
Cristian: in quello nuovo si sono sovrapposte in trasparenza delle dune, quelle specie di flash che si vedono sono delle silhouette, sono proprio delle luci contrastatissime di bordi di dune, delle creste di dune nel deserto
Miusika: ultima domanda. Cosa è stato detto della vostra musica che vi ha reso orgogliosi del lavoro fatto fino ad oggi e cosa vorreste che venga detto in futuro
Cristian: quello che verrà detto credo che non spetti tanto a noi chiedere o comunque esprimere delle preferenze, a noi penso che interessi che la gente si renda conto e che ricordi sempre che facciamo le cose in maniera pulita. So che quello che non vorrei sentir dire è che siamo dei ruffiani o che facciamo della musica ruffiana, paracula. Non vorrei mai arrivare a quel punto lì che qualcuno cominciasse a pensare che hanno fatto quella cosa lì perchè era più comodo farla rispetto a un altra, questo mai. Poi boh, penso di essere quello meno attento alle recensioni a quello che si è detto dei dischi perchè secondo me quelle cose lì lasciano il tempo che trovano.
Anna: è più interessante sentir la gente che viene ai concerti cosa ti dice piuttosto che leggere una recensione, questo perchè purtroppo mi son resa conto nel corso degli anni che tante volte un ufficio stampa ti prepara la presentazione di un album e lo manda ai vari giornali e viene riproposto pari pari. Questo non è per denigrare chi scrive, è ovvio che quando uno c’ha settecento cd da recensire non può dare la stessa attenzione a tutti, però troppe volte è capitato che si limita a leggere il comunicato stampa a dargli due o tre aggiustatine e bon questa è la recensione. Per questo nel corso del tempo abbiamo detto anche: si dai non vuol dire niente. E’ molto più importante far un concerto, farlo bene, avere la gente che ti viene a dire delle cose interessanti tipo ieri un ragazzo è venuto mi fa: “non vi avevo mai sentito e ho trovato il concerto una vera figata perchè ogni canzone aveva dei momenti interni inaspettati e questa cosa mi ha spinto ad esser curioso fino alla fine del concerto che comunque è durato un po, tante volte quando le cose sono scontate, un po banali ti annoi bon mollo il concerto vado a bermi una birra”. Questo è stato un bell’apprezzamento come quello della gente che t’ascolta o che ha ascoltato il disco per davvero perchè aveva voglia di ascoltarti, queste son le critiche più belle nel corso del tempo che sono arrivate. Quando poi si parla poi di stampa è vero ci son le persone attente che lo fanno per passione, che hanno una coerenza di etica nel lavoro e ci son sempre le eccezione e bon. Però in generale non ci facciamo caso anche perchè l’ufficio stampa ci segue solo quando facciamo un disco, non ce l’abbiamo per il tour o per le altre cose che facciamo cioè è una cosa che utilizziamo saltuariamente. Anche perchè a noi interessa far sapere che uscito un nostro nuovo lavoro non avere sempre la fotina sul giornale, non c’interessa proprio. Un altro bel complimento è stato quello che pur avendo fatto un album in italiano possiamo avere un appeal internazionale, questo mi ha fatto molto piacere.
Miusika: grazie mille ragazzi per la disponibilità e la pazienza 🙂
LIE: grazie tantissimo anche a te 🙂
Riccardo Frabotta (aprile 2012)
pics © Riccardo Frabotta in esclusiva per Miusika.net
Love in Elevator – live @ Circolo degli Artisti (Roma 07/04/2012)
pics © Riccardo Frabotta in esclusiva per Miusika.net