Stavo pensando a quanta buona musica si fa in Italia, in particolare nell’ambito del pop-rock + o – indie, quando mi è capitato fra le mani Ear Catcher di Luca Lo Bianco.
Ear Catcher mi ha confermato ancor di più questa mia impressione.
Solo che in questo caso non parliamo di rock o di pop ma di jazz.
La scena jazz italiana è sempre stata fucina di talenti, sicuramente come musicisti e in più occasioni anche come compositori.
L’album di Luca Lo Bianco mi permette anche di riflettere come le varie scene musicali o, se preferite, generi si siano contaminati tra loro superando steccati che i puristi sempre ergono a difesa della “specie”.
Per fortuna ci sono stati artisti, e mi auguro che ce ne saranno ancora, che hanno cercato di andare oltre e hanno esplorato anche altri territori musicali. Il primo che mi viene in mente in questo senso è Miles Davis e immediatamente dopo Frank Zappa, ma gli esempi sono per fortuna davvero tantissimi solo nel periodo della cosiddetta new-wave potremmo nominarne almeno una cinquantina, magari non tutti eccelsi ma che qualcosa di diverso han cercato di proporre e qualcuno ci è riuscito con grande qualità.
Tutto questo discorso perché ho provato a mettermi nei panni di Luca Lo Bianco (valido bassista e contrabbassista) e dei suoi compagni di avventura in Ear Catcher. La sensazione che ne ho ricavato e che se per un autore di musica pop o rock è difficile non cadere nello scontato o nel già sentito ancor più difficile è secondo me per chi si vuol cimentare nell’ambito jazz.
Anche perché se in altri ambiti musicali forse il pubblico può perdonarti qualche mancanza tecnica, nel jazz la crocifissione è assicurata.
Ma state tranquilli, da questo punto di vista Luca Lo Bianco e gli altri interpreti dei brani contenuti in questo album sono tutti assolutamente all’altezza, brani a firma perlopiù di Lo Bianco con due belle cover, Tear Drop dei Massive Attack e Language di Suzanne Vega.
L’album è davvero gradevole, ben eseguito, con sonorità che si muovono tra fusion e voglie più sperimentali con qualche innesto di chitarra tendente al noise e qualcuno di Smithiana (Robert non la band 😀 ) memoria. E’ ben chiara la voglia di fare un disco che sia assolutamente JAZZ ma che al contempo sappia guardare anche oltre gli steccati di cui sopra, in questo senso la scelta delle due cover credo sia assolutamente non casuale. Mi permetto a questo punto di consigliare a Luca l’ascolto (sempre che non l’abbia già fatto 🙂 ) dei Tuxedo Moon e dei ClockDVA dai quali potrebbe trovare ulteriori spunti di ricerca.
Da sottolineare la scelta del contenitore del CD fatta dalla Fitzcarraldo Records, totalmente di carta riciclata e che, pur se più delicata rispetto alla plastica, riporta alla mente la sensazione che danno quelli dei dischi in vinile.
In conclusione, Ear Catcher è un bell’album elegante ed assolutamente godibile che, forse, non porta innovazioni particolari ma che ha di certo la tendenza ad entrare nel lettore e non volerne più uscire, ditemi voi se è poco.
Mario (luglio 2009)
Tracklist:
1. Girl with a red bike
2. Overnight
3. They are still watching us
4. Tear drop
5. Oop
6. Language
7. Zulu dream
8. Barcode
9. Afternoon/a kind of