Martedì 12 Luglio sul palco di Roma Vintage MASSIMO VOLUME e BACHI DA PIETRA

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MARTEDI’ 12 LUGLIO

 

MASSIMO VOLUME

Bachi Da Pietra

 

porte/botteghino

20:00

spettacolo

21:30

 

ingresso

8 euro + 1,50 euro d.p. / 10 euro al botteghino

 

@ ROMA VINTAGE – Parco di San Sebastiano

Via di Porta S. Sebastiano 2 (P.le Numa Pompilio) – Roma

06 5743772

 

 

In occasione dell’uscita dell’ep che li ha visti protagonisti, ecco una nuova data assieme per Massimo Volume e Bachi Da Pietra.

 

Lo spunto per questo EP è stato di Chris, il titolare del Bronson: un disco da dividere in due, come ogni tanto si fa, specialmente in America. L’idea di scambiarci una canzone è nata invece in camerino, durante una delle tante date che i Massimo Volume e i Bachi da Pietra hanno diviso negli ultimi due anni. Ci è sembrata la maniera migliore per testimoniare il tempo passato insieme, così come la stima e l’affetto che ci legano e poi perché a entrambi stuzzicava la possibilità di mettere mano al materiale dell’altro, verificarne la malleabilità e vedere fino a che punto fosse possibile renderlo proprio. L’unico vincolo che ci siamo posti è stato quello di lavorare su materiale recente, come succedeva negli anni ’60 (“Bello questo pezzo, lo lasci suonare anche a me?”).

 

Così sono nate le nuove versioni di Morse e di Litio. La prima, in mano nostra, s’è ingentilita, acquistando un’atmosfera che ricorda certe orchestrazioni di Gil Evans. Litio versione Bachi da Pietra ha subito al contrario una scarnificazione. Ridotta all’osso appare ancora più aspra e inquietante della versione originale.

 

A ripristinare le rispettive identità ci pensano poi i due brani inediti, Un altro domani (scritto e suonato dai Massimo Volume) e Stige 11 (Bachi), che potrebbero essere letti come un’espansione degli ultimi lavori in studio dei due gruppi o un ponte tra ciò che è stato e ciò che sarà”.

 

 

MASSIMO VOLUME

 

Da dove cominciare? Un disco prende sempre la sua strada.

Per quanti sforzi si possano fare per renderlo un abito che ci calzi bene addosso -il nostro abito- il risultato non è mai quello che ci si aspettava. La musica e le parole prendono il sopravvento sulle intenzioni, seguono una strada tutta loro, affascinante e rischiosa, lasciandoci ogni volta nel dubbio che ciò che siamo riusciti a dire fosse ciò che avevamo da dire.

Cattive abitudini” è di sicuro un disco popolato: di personaggi, di citazioni, di luoghi. Ossessionato dal tempo, attaccato al presente, è un disco che ha fretta, anche nei suoi momenti più dilatati. Il paesaggio che crea è un paesaggio mosso, urbano e domestico, di grandi spazi ed esili coatti: il nostro monotono sublime come scrive Robert Lowell, racchiudendo in una sola frase (troppo bella per non essere rubata) il senso di continua scoperta che ci riserva la quotidianità.

Registrato in presa diretta in una villa sull’argine del Po, utilizzando solo macchine analogiche (più per una questione affettiva che per scelta ideologica), ci piace pensare che i pezzi si siano impregnati di quell’atmosfera fuori dal tempo che abbiamo respirato in quei giorni, creando un distacco prospettico che è forse l’unica maniera per descrivere il  reale.

Accanto al  nucleo originale: Emidio Clementi (autore dei testi, voce e basso), Egle Sommacal (chitarra) e Vittoria Burattini (batteria), c’è da segnalare l’ingresso nel gruppo di Stefano Pilia alla chitarra, già presente nel live ‘Bologna novembre 2008’.

Emidio Clementi

 

Il nucleo originario dei Massimo Volume si forma a Bologna nell’inverno del 1991. Nel 1993 il gruppo firma il primo contratto discografico per la Underground Rec. E’ il momento di “Stanze”, il primo album. Il suono della band è personalissimo. Pezzi d’impatto, tesi e distorti, si mescolano a momenti più introspettivi: brani come “Alessandro”, “In nome di Dio”, “Stanze Vuote”, pur mantenendo una forte carica emotiva, si muovono in questo senso. L’album ha un ottimo riscontro di critica e pubblico. I concerti si susseguono a ritmo incalzante. Nel 1994 le major si accorgono del gruppo e, agli inizi di marzo, i Massimo Volume vengo messi sotto contratto dalla Wea che licenzierà il loro secondo lavoro “Lungo i bordi”. La produzione artistica viene affidata a Fausto Rossi, da sempre modello per Clementi e soci, di un modo di fare musica fuori dai canoni imposti dal mercato. Ne nasce un rapporto a tratti difficile, ma ispirato al punto da dare vita a una delle pietre miliari del nuovo rock. Il gruppo si libera definitivamente da ogni legame con modelli stranieri. Il disco è potente, dal suono inconfondibile. “Il Primo Dio”, “Meglio di uno specchio”, “Inverno ’85”, “Fuoco Fatuo”, diventano nel giro di poco tempo dei classici. Si accorge di loro anche John Cale, che si propone come produttore di “Da Qui”, il loro terzo lavoro. La direzione del disco viene però affidata a Steve Piccolo (già Lounge Lizard). E’ il 1997. I Massimo Volume passano alla Mescal.

Rispetto al precedente lavoro, “Da Qui” risente del progetto portato avanti da Clementi e Sommacal nel periodo intercorso tra i due album: una sorta di laboratorio in cui i nuovi pezzi hanno preso forma attraverso delle performance dal vivo per voce, chitarra e harmonium. E’ così che sono nati: “Qualcosa sulla Vita”, “Atto Definitivo”, “Sotto il Cielo”. La musica si fa scarna, evocativa, mentre le parole tessono brevi storie in cui ricorrono sempre gli stessi personaggi, canzone dopo canzone, creando un vero e proprio mondo poetico, lo stesso che si ritrova in “Gara di Resistenza”, raccolta di racconti scritta da Emidio Clementi per la Gamberetti editrice. Il disco  non concede nulla al facile ascolto; è struggente e sarcastico, fatto di silenzi e tensione.

 

Passano due anni e i Massimo Volume tornano ancora a stupire con un nuovo lavoro che spiazza critica e pubblico: “Club Privé”. Le canzoni si alternano a brani recitati, la ritmica si fa incalzante, fraseggi jazz si insinuano nel tessuto musicale. Un album ricco e struggente, a tratti misterioso, che segna una nuova linea di fuga nel percorso artistico del gruppo. La produzione artistica è affidata a Manuel Agnelli degli Afterhours che riesce a dare una compattezza unica al suono. I testi si staccano dalla forma racconto per creare con poche pennellate un mondo fatto di sensazioni e ricordi che colorano magistralmente l’ultimo capitolo di una storia sempre più affascinante a cui si è aggiunto, a Gennaio, il 1° romanzo di Emidio Clementi “Il Tempo di Prima”, uscito  per la casa editrice Derive/Approdi. Il primo singolo estratto, “Privè” , è stato affiancato da un video squisitamente “teatrale”, che pur non rispondendo a tutti i requisiti patinati di un qualsiasi clip, ha avuto una buona rotazione all’interno dei canali musicali – televisivi italiani. La tournèe, partita immediatamente a ridosso dell’uscita del disco è proseguita ininterrottamente, affiancata da un nuovo progetto parallelo che si è “insinuato” nel lavoro live dei Massimo Volume: “Gli agnelli clementi” uno spettacolo di reading, condiviso da Emidio “Mimì” Clementi e da Manuel Agnelli, itinerante per tutta la penisola.

Il 15 novembre 2000 è uscito nelle sale cinematografiche “Almost Blue”, opera prima del regista romano Alex Infascelli, tratta dal romanzo omonimo di Carlo Lucarelli (premiato con il David di Donatello e con il Nastro d’argento in qualità di regista esordiente).

La colonna sonora del film, pubblicata il 2 febbraio 2001, è stata interamente curata dai Massimo Volume, candidati anch’essi per il “Nastro d’argento” nella categoria O.S.T. del Festival cinematografico di Taormina.

Oltre a riproporre alcuni brani presenti nei precedenti lavori discografici (“Fuoco fatuo”, “Pizza Express”, “La città morta”, “Avvertimento” e “Ti sto cercando”…quest’ultima utilizzata sulle scene di apertura del film), i Massimo Volume si sono cimentati in un commento sonoro completamente inedito, dilatato ed evocativo, che si sposa in maniera perfetta con le tinte scure del thriller.

Tra le particolarità, una versione strumentale e riletta del classico di Elvis Costello che da il titolo al film.

 

Nel febbraio 2002 arriva una notizia che nessuno avrebbe voluto ricevere: i Massimo Volume decidono di sciogliersi e d’interrompere il loro comune percorso artistico.

 

Dopo sei anni di pausa, nel 2008 i Massimo Volume accettano di tornare a condividere la loro musica. Due grossi eventi siglano questo rientro sui palchi italiani: la partecipazione al Traffic Festival nella serata condivisa con Patty Smith ed Afterhours e la sonorizzazione de “La caduta di casa Usher”, suggestivo progetto realizzato per conto del Museo del Cinema di Torino e messa in scena (sempre a Torino) alle Officine Grandi Riparazioni (OGR). Nel 2009 è invece uscito il live Bologna nov. 2008.

 

 

BACHI DA PIETRA

 

I Bachi Da Pietra sono una realtà consolidata, considerata tra le più interessanti e attive del panorama artistico musicale e letterario; il loro approccio musicale e il loro stile compositivo sono divenuti, dal 2005 ad oggi, marchi di fabbrica inconfondibili.

 

Nel tentare di definirne la loro proposta si inciampa continuamente in una serie di paradossi che hanno prodotto nel tempo definizioni bizzarre: blues-medievale, pseudo-elettronica, triphop-acustico. Eppure il loro suono si fonda sui due elementi più comuni della storia del rock ridotti all’osso: chitarra e batteria (o quel che ne resta).

 

Bruno Dorella (ex Wolfango, attualmente Ronin e OvO) e Giovanni Succi (ex Madrigali Magri) irrompono sommessamente dalla loro miniera sulla scena musicale nel 2005 con l’album “Tornare Nella Terra”, guadagnandosi l’amore incondizionato di molti e una esposizione mediatica considerevole con la sola forza del passaparola. Si evolvono nel 2007 con “Non Io“, diffuso anche oltre confine: una canzone (Casa Di Legno) è inserita nella colonna sonora della serie tv americana Sons Of Anarchy, su Fox. Colpiscono poi nuovamente con “Tarlo terzo” nel 2008, che conquista ulteriore attenzione anche da parte dei media ‘ufficiali’ con alcune interviste e passaggi su Radio Rai.

Non solo un album, anche un vino: Tarlo Terzo è una loro selezione di Barbera d’Asti 100% appositamente imbottigliata e disponibile ai concerti.

 

Ora è il momento di un rapido uno-due. Nel maggio del 2010 esce il live “Insect Tracks” (tape recording anni ‘50, testimoniato da un LP in vinile + dvd) e a pochi mesi di distanza ecco il nuovo album in studio, che testimonia un fervore compositivo nel pieno della sua maturità.

 

Quarzo”, quarto album in studio del duo composto da Giovanni Succi (ex Madrigali Magri) e Bruno Dorella (ex Wolfango, attualmente Ronin e OvO), ha visto la luce Venerdì 15 Ottobre distribuito da Audioglobe.

Come una serie di ironiche assonanze possono chiaramente suggerire, Quarzo, degno ideale successore di Tarlo Terzo, è il titolo del loro quarto album. Un disco che ti “infilza e sorride“ (come in Pietra Della Gogna) dall’inizio alla fine.

Una volontà di apertura verso l’ascoltatore è immediatamente chiara nella proposta semplificata in pillole della propria poetica con la quale i BDP introducono il neofita (Bignami) e lo conducono anche in luoghi molto bui, ma questa volta un po’ per mano. Certo, non prima di averlo massacrato sulla Pietra Della Gogna che apre il cerchio dei 12 brani, per poi liberarlo a Fine Pena dopo circa un giro d’orologio.

Quarzo, nome materico come spesso accade nella poetica del duo, allude alla pietra, al tempo e all’elettronica primordiale. E’ un disco che sposta ancor più in là i confini musicali e lirici del progetto. Allarga la visione e la prospettiva, ridiscende nel sottosuolo, da cui geneticamente proviene, ma riaffiora, sporco e polveroso, offrendo quel che trova e cioè novità comunicative non di poco conto.

 

 

 

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