E’ da tempo che dico in Italia il rock alternative nelle sue varie mutazioni ed espressioni gode di buona salute.
Il 2009 poi ci sta regalando degli album decisamente interessanti.
Uno di questi è Lontano da qui, album d’esordio dei perugini Matta Clast.
I Matta Clast si formano nel 2006 come quintetto, per poi diventare un terzetto nel 2007 con la particolarità di rinunciare alla presenza di un bassista in formazione (scelta fatta ad es. anche dai Waines). Con questo nuovo assetto danno alle stampe Effetti Collaterali, un EP auto-prodotto, per poi buttarsi a capofitto nella sofferta produzione del presente Lontano Da Qui.
La band per questo disco ha, tra le altre cose, fatto la scelta di rendere collegati i 15 brani che lo compongono, così da rendere Lontano Da Qui 68 minuti ininterrotti di musica, cosa che farebbe pensare ad una suite con 15 movimenti. In effetti la scelta è, più che altro, dovuta al voler rendere l’album il più vicino possibile a quella che è la dimensione live dei Matta Clast, i quali dal vivo eseguono il loro pezzi senza interruzione.
La musica del trio perugino si muove senza dubbio nell’ambito dell’alternative, passando da momenti quasi quieti a momenti rabbiosamente furiosi, senza però un riferimento preciso. Mi spiego meglio (se ci riesco, ovvio), i Matta Clast non si ispirano principalmente ad una band o ad un artista preciso, ma è chiaro che hanno raccolto influenze, umori e sonorità da cose decisamente disparate, così come è chiaro che tutte queste cose sono state frantumate, raccolte ed il più possibile fatte proprie. Infatti si nota un rigore ed una cura nella ricerca dei suoni, dei testi (in italiano), degli arrangiamenti e della produzione (ed anche nella realizzazione del cd stesso) che non farebbe pensare ad un album d’esordio, oltretutto auto-prodotto.
Si! Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un ottimo esempio di DIY.
Non sono sicuro che questi ragazzi avrebbero ottenuto lo stesso risultato in mano ad una major. Certo una label ti assicura una certa “tranquillità”, ma secondo me se la musica prodotta non ha niente da dire, anche facendo scelte per renderla “commerciale” che tu sia sotto contratto con una etichetta o meno, non si va da nessuna parte.
Tornando ai brani, volendo cercare dei riferimenti a tutti i costi quelli che vengono alla mente sono Giovanni Lindo Ferretti, i Massimo Volume, i Pink Floyd, i Sonic Youth e i Marlene Kuntz, in più mischiateci un po di post-punk e di post-hardcore. Se poi debbo dirla tutta, a me viene di accostarli ai Maniscalco Maldestro, però ancor più schizofrenici ed oscuri. Teatro degli Orrori? Come furia e rigore assolutamente si.
Comunque son discorsi che lasciano il tempo che trovano, ciò che più conta che Nicola Frattegiani (voce, chitarra ed autore di tutti i testi), Paolo Coscia (tastiere) e Tommaso Boldrini (batteria) hanno dato vita ad un album bello tosto, per niente banale. 68 minuti amari e oscuri da assaporare e gustare con calma perché, citando gli stessi Matta Clast, saranno “sempre qui Nello stomaco Ancora qui Nello stomaco”.
Volendogli trovare un difetto… si… esatto… manca il basso 😀
Lontano Da Qui è un disco assolutamente consigliato, costa solo 10 euri e li vale tutti (per richiederlo scrivete a mattaclast@gmail.com).
Mario (maggio 2009)
Tracklist:
1. Cattura
2. Lontano da qui
3. Matta TST
4. In-quieta attesa
5. Ancora non sto
6. L’ombra più corta
7. Zona cieca
8. Stasi
9. Nera clastica
10. Amaro
11. Coda
12. Caotiche
13. Maga
14. Nebbia
15. Eno