Mercoledì 1 giugno @ CARROPONTE (Sesto S. Giovanni – MI): ASCANIO CELESTINI inaugura la stagione teatrale del Carroponte

 

 

MERCOLEDI’ 1 GIUGNO:

Ascanio Celestini

inaugura la stagione teatrale del Carroponte

Una pagina di teatro di narrazione civile apre Arci in Festa 2011

Inaugura con il suo nuovo spettacolo la stagione di teatro che scandirà tutti mercoledì di Carroponte 2011.

Lui è una delle lingue più taglienti del teatro di narrazione che racconta il razzismo. Ascanio Celestini presenta “La Fila Indiana – Il Razzismo è una Brutta Storia” in occasione della festa dei circoli Arci di Milano, Monza e Brianza e Lodi mercoledì 1 giugno alle ore 21.30. In un percorso in equilibrio sul filo delle parole, ci accompagna in un nuovo vertiginoso viaggio trasportati da cortocircuiti narrativi e linguistici continui, trovate, immagini, divagazioni.

@

CARROPONTE

Via Granelli, 1

20099 Sesto San Giovanni, MI

H: 21.30 – Ingresso 10€

 

 

Mangia&Bevi

Pizzeria: aperta tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle 19 alle 24

Ristorante: aperto tutti i giorni (escluso il martedì) dalle 19 alle 22

Griglieria: aperta tutti i giorni dalle 19 alle 24

Libreria Interno 4: aperta tutti i giorni dalle 19 alle 24

 

 

 

Ascanio Celestini in “La fila indiana- Il razzismo è una brutta storia

 

Racconti \ Ascanio Celestini

Musiche \ Matteo D’Agostino

Suono \ Andrea Pesce

 

 

Il grande attore presenta lo spettacolo con queste parole:

 

Io cammino in fila indiana.

io sono il numero 23724.

non lo posso dire con certezza.

è una cosa che ho dedotto dal fatto

che quello che cammina davanti a me mi ha detto che lui è il 23723.

Perciò se la matematica non è un’opinione io sarei proprio il 23724.

Io cammino in fila indiana.

Camminando vedo quello che cammina avanti a me.

Gli vedo la nuca, il collo, le spalle e la schiena, il culo e le gambe e infine le scarpe.

La faccia non posso vederla.

Non gliel’ho mai vista.

Io cammino in fila indiana.

Ma il numero 1, il primo della fila, quello l’ho visto.

Lo vedo sempre. Lo vedo in televisione.

E’ numero 1 che ci dice “andare piano” e noi tutti camminiamo piano.

E’ numero 1 che ci dice “andare forte” e noi tutti camminiamo forte.

Numero 1 ci dice anche “marciare” e noi tutti a marciare.

Io cammino in fila indiana.

E a un certo punto vedo uno che cammina a fianco a me.

 

Racconti detti a margine di altri spettacoli. Racconti scritti in fretta dopo l’incendio di un campo nomadi, dopo il naufragio di una barca di emigranti. Intorno a questi frammenti ne ho messi altri e ho cucito una serie di storie vecchie e nuove alle quali se ne aggiungono altre, di sera in sera, nel corso della tournée”,

«Giancarlo Gentilini è riuscito a dichiararsi contrario anche ai cani immigrati quando l’anno scorso ha detto “noi non vogliamo le razze straniere, noi vogliamo quegli amici dell’uomo che accompagnavano i nostri agricoltori (…) sulle montagne”. Ed è proprio da questo repertorio che insieme a Matteo D’Agostino e Andrea Pesce siamo partiti per scrivere e montare le nostre brutte storie razziste», afferma Ascanio Celestini nelle note di regia allo spettacolo.

Inizialmente il materiale è stato sviluppato per un progetto dell’Arci intorno al razzismo e non doveva diventare uno spettacolo. «Ho ripescato in un repertorio fatto di racconti detti fuori dai miei spettacoli. Racconti scritti in fretta dopo l’incendio di un campo nomadi, dopo il naufragio di una barca di emigranti in fuga o dopo la dichiarazione folle e calcolata di qualche politico. Intorno a questi frammenti ne ho messi altri e ho cucito una serie di storie vecchie e nuove alle quali se ne aggiungeranno altre nel corso della tournée».

 

Celestini è da tempo entrato in una dimensione del narrare che affonda con sempre maggior decisione dentro la melma delle ingiustizie, incongruenze e cattive banalità criminali della società italiana di questi anni. La dimensione civile e politica, avvolta in quella sua formula affabulatoria che poggia su modi antichi di raccontare verità tramite parabole, leggende o vissuti romanzati ci viene restituita passando per quelle sfere emotive forse direttamente meno accusatorie, ma in sé più sottilmente dure da digerire. E come nelle favole tradizionali, Celestini lascia parlare il politically incorrect di termini come “negro, frocio, puttana”, si riempie la bocca di bravate da Cus Cus Clan nostrano, con battute notturne di caccia urbana contro barboni e zingari, come in Hansel e Gretel non nasconde ma espone la brutalità persino dei retropensieri, il gusto marcio dell’essere razzisti. E come i due bambini della favole esultano dopo aver messo nel forno la brutta vecchia che se li voleva mangiare, le paure archetipiche sono esorcizzate nell’idea di vendetta. Solo una favola? «Bella la realtà peccato che esista davvero».

 

 

 

Da mercoledì 1 giugno a domenica 5 giugno: ARCI IN FESTA, la festa dei circoli Arci delle province di Milano, Monza e Brianza, Lodi

 

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