Una volta tanto per godere di una bella giornata musicale non debbo fare Km su Km.
Si perché oggi è la giornata di trasferta sull’altro versante del Limbara del Festival Time in Jazz, che da Berchidda si sposta per un giorno a Tempio Pausania.
E una volta tanto tocca a me fare le foto, per le quali chiedo venia per la qualità non altissima.
Quest’anno il tema è l’acqua, è quindi una delle location più appropriate non potevano che essere le Fonti di Rinagghju, famose per le proprietà terapeutiche e diuretiche.
Immersi nel verde (e nell’ombra per fortuna, visto che sono le 11 del mattino di una calda giornata d’agosto) e col sottofondo delle fonti e dei canti degli uccelli, soprattutto ghiandaie, inizia il concerto del bravissimo pianista svedese Jan Lundgren (intervistato da Luigi tempo addietro).
Introdotto dal fondatore di Time in Jazz Paolo Fresu (definito durante il concerto da Lundgren come uno dei più deliziosi jazzisti di ogni tempo nel mondo) e preceduto da una riflessione sull’acqua e sul Mediterraneo di Antonio Torre, mr. Lundgren intratterrà il folto pubblico (e i numerosi fotografi e cameraman) accorso per circa un ora, sia con suoi pezzi recenti (tra questi Acqua Blues) che altri del suo repertorio, con in più riletture di ballate folk della sua terra natale e di temi da film (Rosemary’s baby e Il Postino). Il tutto attraverso l’ottica del suo jazz delicato e molto gradevole.
Jazz che il pubblico (decisamente variegato, dai metal-fan agli anziani lì magari solo per prendere l’acqua) ha dimostrato di gradire assai costringendo attraverso gli applausi, meritatissimi, Jan Lundgren a ben tre bis.
L’ultimo è stato davvero eccezionale. Jan ha “obbligato” Paolo Fresu a duettare con lui. Ed è stata magia.
I due si vede che si conoscono bene, che hanno suonato insieme (Mare Nostrum insieme a Richard Galliano), ma soprattutto che vi è affinità artistica. Ed infatti, complice il luogo splendido ed un pubblico entusiasta, il momento è stato magico, con in più un finale di pezzo decisamente divertente con Paolo Fresu completamente immerso nella musica ad occhi chiusi che teneva la nota e Jan che lo chiamava prima con lo sguardo, poi sommessamente, poi sottovoce e infine a voce più alta e Paolo che non lo sentiva e che credo sia accorto del tutto solo perché alla fine il pubblico ha iniziato giustamente a ridacchiare. Applauso finale scrosciante con BRAVI urlati a squarciagola, e tutti a stringere le mani ai due artisti che di tutto li si potrà accusare tranne che di tirarsela facendo le star.
Il tempo di pranzare e di rilassarsi un attimo che è di nuovo ora di rimettersi in (breve) marcia. Alle 18.30 c’è Morgan che rilegge Fabrizio De Andrè.
Ovviamente il luogo del concerto non poteva che essere L’Agnata, il buen refugio che Faber aveva scelto in terra di Sardegna, e che oggi è uno splendido agriturismo.
Il posto è splendido, il caldo è tanto ma per fortuna non torrido, l’ombra poca e il pubblico assai variegato.
Introdotto da Paolo Fresu e da una raggiante Dori Ghezzi arriva Morgan.
Questo è il quinto anno che Time in Jazz rende omaggio a Faber. L’Agnata è traboccante di gente (vips locali e nazionali inclusi), e moltissima non è potuta entrare. Morgan è un personaggio, uno che attira tanto pubblico si sa, ma aldilà di ciò Morgan è un artista, vero. Se qualcuno fra il pubblico (tranne i soliti ottusi che spesso coincidono con i “puristi”) aveva qualche dubbio, il concerto a casa di Fabrizio De Andrè lo ha fugato.
Morgan è, per dirla alla Anto, un poppettaro di classe, che forse ha chiuso troppo presto l’esperienza Bluvertigo, ma si vede che c’è anche una forte impronta rock. Questa cosa e il suo amore per il basso elettrico si nota nei momenti di maggior carica durante il concerto, quando assume la classica posa Paul Simonon dei Clash nonostante stia, perlopiù, seduto davanti al piano.
Il concerto è stato davvero molto bello, con un Morgan molto emozionato e contento di trovarsi a casa di uno dei suoi miti, che ha regalato momenti istrionici ma anche di emozione pura non solo al pubblico ma è trasparita la stessa negli occhi di Dori Ghezzi ai ricordi che le parole cantate da Morgan evocavano. Manco a dirlo eccezionali i due bis in duetto con Paolo Fresu con un leggero mood alla David Sylvian volutamente cercato e dichiarato da Morgan stesso al pubblico.
Applausi finali a catinelle con Marco Morgan Castoldi, Paolo Fresu e Dori Ghezzi davvero soddisfatti.
Unici nei di questo splendido pomeriggio: la brevità del concerto (1 oretta circa) e la posizione non ottimale del tendone sopra il piano, che se alle 15 era perfetta alle 18.30 quando ha iniziato a suonare il buon Morgan era praticamente inutile, dato che il sole non rimane fisso il nostro se lo è ritrovato alle spalle cucinandolo ben bene e cosa ben peggiore rendendogli difficoltosa la visione degli schermi dei notebook e dei tasti del pianoforte.
Comunque alla fine della fiera è stata una splendida giornata. Bravo Paolo!!!
Permettetemi di regalare un ultimo pensiero ad una delle responsabili dello staff di Time in Jazz, ragazza di una certa beltà per la quale immagino abbia un discreto numero di pretendenti ma con un cipiglio tale da far sembrare il sergente istruttore di Full Metal Jacket una mammoletta (e qui cari pretendenti non v’invidio proprio). Bellamì camomillizzati che vivi meglio.
Mario (agosto 2009)
© Miusika.net pic by Mario
Jan Lundgren live @ Time in Jazz – Fonti di Curragghja Tempio Pausania 13/08/2009
Morgan live @ Time in Jazz – L’Agnata Tempio Pausania 13/08/2009
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