Stile ed elaborazione, ecco da cosa sono caratterizzati gli Steela.
Questi sei giovani ragazzi salentini hanno dedicato gran parte delle proprie vite alla musica, maturando ed evolvendosi alla velocità della luce anche grazie agli incontri con Max Casacci (Subsonica) e Madaski (Africa Unite).
Gli Steela hanno iniziato a lavorare a “Un passo un dubbio”, loro secondo album, due anni fa, per poi concluderlo nella casa-studio di Madaski: si avverte un senso di cambiamento, dovuto soprattutto all’intreccio tra l’attuale maturità e l’istinto caratteristico del primo lavoro.
L’album si apre con “Solo un’ora”, ottima intro dalla sonorità elettronica, brano semplice che resta facilmente in testa.
Segue un classico brano reaggae, “Nel centro del mondo”, con una base allegra che fa da sottofondo a parole tristi.
“Cusì nu m’hai istu mai”, in featuring con Version, è uno dei pezzi a mio avviso più interessanti: cantata in salentino e in inglese, la canzone ha dei toni malinconici che bilanciano alla perfezione la parte più aggressiva del pezzo, quella formata dalla base drum n’bass e dalla parte rappata.
Si passa alla ballata “Nei tuoi silenzi”, con la sua melodia dolce, i toni romantici e un’atmosfera da sogno.
Si passa al tema politico con “Destra sinistra” e poi direttamente a un remix reggae di “Two” dei Motel Connection in featuring con Samuel dei Subsonica.
Con “Quiddhru ca ‘ncete”, cantata in salentino, non si riesce a stare fermi, il ritmo è troppo coinvolgente e fresco.
“Perdizione” inizia con un ritmo cupo e misterioso su cui spicca la voce, per poi lasciare spazio al ritmo reggae con lievi influenze electro.
E’ poi il turno della dubstep di “Cu’mme” e di “Senza te”, anche se in quest’ultima si mischia a echi reggae e finisce con un sottofondo di archi che la rendono malinconica.
Si conclude con la traccia che dà nome all’album, “Un passo un dubbio”, ottima chiusura in cui le cupe sonorità elettroniche e dnb si sposano alla perfezione con la voce ruvida.
In questo album, il reggae si mischia all’electro, alla dubstep, alla drum n’bass, ma non mancano ballate e pezzi più minimalisti: elementi che, uniti ai testi poetici di ogni brano, danno vita a un disco molto interessante, fresco e sperimentale. Voto: 8