Tempelhof.
Ci vuole coraggio o incoscienza, o meglio ancora un bel mix delle due, a chiamare così non una canzone, non un album ma addirittura il proprio progetto musicale.
Tempelhof.
Un nome ricco di significati, sia storici che attuali. L’aeroporto simbolo della Germania nazista; il baluardo e l’unico punto di contatto col mondo esterno di Berlino Ovest durante il blocco delle vie di comunicazione terrestri da parte dell’Unione Sovietica agli inizi della guerra fredda; il simbolo odierno della lotta nella città di Berlino contro la speculazione edilizia; un simbolo del gigantismo architettonico. Questo e altro ancora rappresenta Tempelhof.
Tempelhof è il nome scelto dal duo mantovano Paolo Mazzacani e Luciano Ermondi per il loro progetto musicale (anche se è esistita un’altra band omonima in Germania, se non ricordo male), che giunge alla prima prova sulla lunga distanza pubblicata dall’inglese Distraction Records. Non contenti di un nome così carico di significati per venir identificati, scelgono di omaggiare e citare fin dal titolo dell’album (We were not there for the beginning. We won’t be there for the end) il rivoluzionario e controverso William Burroughs e il suo Pasto Nudo (sia versione letteraria che quella cinematografica del grande Cronemberg).
La forma musicale scelta dal duo Tempelhof per dar vita alla loro visione del Naked Lunch è il risultato della commistione delle loro diverse anime, una più folk e l’altra più elettro, cioè un’elettronica con innesti di chitarra che si muove tra ambient, downtempo e trip-hop, dove momenti oscuri ed acidi si alternano e si fondono a momenti più eterei.
Nel suo insieme l’album, composto da dieci brani, è decisamente apprezzabile, ovviamente se vi piace il genere, e che come attitudine richiama subito alla mente i bravi port-royal e in alcuni casi come sonorità i precursori Cocteau Twins. Il punto di forza dei brani è la qualità mediamente buona, ma ciò è anche, a mio avviso, il loro punto debole ovvero una certa uniformità degli stessi. Infatti quello che manca all’interno dell’album è uno o più brani che spicchino in meglio, o a volerla vedere in modo negativo in peggio, rispetto agli altri; ma questi lo riconosco sono i classici pensieri da criticoni, da mai contenti 🙂 .
Concludendo We Were Not There for the Beginning, We Won’t Be There for the End è un buon album certamente consigliato agli amanti del genere e a chi è alla ricerca di sapori diversi. Buon Pasto, Nudo ovviamente.
Mario (settembre 2010)
Tracklist:
1. Ten Years After
2. Fatal Familiar Insomnia
3. Aquaplaning
4. Berlin
5. Enjoy Neukolln
6. The Black Calypso
7. Frequency
8. Song for Lily
9. Alice
10. We Were Not There for the Beginning, We Won’t Be There for the End