Ogni volta che riguardo “1991 The Year Punk Broke” di Dave Markey, la mia anima resuscita di un’energia che non ricordavo più di avere. Quando un paio d’anni fa ho visto il concerto dei Cruels a Lucca e poi ora, ascoltando il loro “Infesto ep” è successo lo stesso.
Quello stesso tipo d’energia è tornata.
La stessa energia che ha spinto una generazione intera ad imbracciare degli strumenti negli anni ’90, e che davvero è stata in grado di creare una contro-cultura fatta di amplificatori al limite dell’esplosione e raduni megagalattici. Tutto ciò per pisciare in testa al capitalismo, all’insopportabile atteggiamento borghese, al marketing e alle logiche derivate. E per fortuna, lo hanno saputo fare senza tante chiacchiere, ma con promozione e interviste “fai da te” e una rete di rapporti incredibile.
I tre Cruels sono nati anagraficamente negli anni ’90 ed è chiaro che crescendo, invece di intraprendere la strada che conduce nell’imbuto delle mode moltissimi loro coetanei, si sono sentiti più a loro agio a tornare indietro, a ripercorrere e promuovere ancora l’energia di cui sopra.
Quello che dimostrano è che a loro interessa solo catapultarsi nel vortice dei loro amplificatori e sballare della loro stessa passione e grinta.
Questo ep contiene 6 tracce brevi ed intense e appunto, senza troppi “bla bla bla”, si parte con un intro electro-noise, per poi entrare nell’osso di questo lavoro “sonico” con “I’m a big machine” traccia in cui m’è sembrato di assistere a Mark Arm uscito per un attimo dai Green River per proporre un set breve ed intenso con i Misfits che a tratti si trasformano nei Sonic Youth.
Attraverso un “trip” strumentale arrogante con “Eco”, si arriva al punk esplosivo di “Yes, we are” dove la chitarra distorta disegna alberi in volo. In “Nola” la voce si perde piacevolmente in un magma di chitarre in una corsa al suono e non abbassano il tiro nemmeno con l’ultima traccia dell’ep “Infesto”: mitragliate di sezione ritmica e fumi di armonie stonate e ancora distorte a chiudere il buonissimo lavoro d’esordio dei Cruels.
Quello di cui sono sicura è che a loro tutto questo è venuto spontaneo, non si sono messi a decidere a tavolino cosa volessero suonare, cosa fosse più “catchy” per apparire in questo momento storico così narcisista.
Io che non riesco a uscire dal buco di nostalgia dell’innocenza perduta e del muro di suono degli anni ’90, stimo ed accolgo a braccia aperte i Cruels e il loro modo di rapportarsi alla musica.
In un panorama italiano indipendente che, sogno o son desta?, sembra rincorrere il contratto discografico a più non posso, tra tutte queste giovani neonate band che già sono circondate da managerini e agenzie che altro non fanno che alterare la naturalezza e lo spirito d’aggregazione che sono le fondamenta del far musica, io mi auguro che questi tre ragazzi toscani che fanno tutto da soli nella più sana autonomia, possano ancora trovare soddisfazioni e riescano a non perdere quella dote segreta che pochi hanno e che per me li ha già resi vincenti.
Anna (maggio 2011)
Tracklist:
1. Impulse
2. I’m A Big Machine
3. Eco
4. Yes, We Are
5. Nola
6. Infesto.