Nubi, pioggia, inquietudine (ma anche serenità) esistenziale….. when i was 14een, oltre ai Clash, c’erano loro, i Cure ed il loro sound scarno, semplice ed intenso.
Li Seguo da anni i Cure ed anche se nell’ultimo lustro mi hanno entusiasmato e coinvolto di meno l’affezione che nutro per loro è di quelle che contano.
Oggi forse è facile dire che i Cure non possono più impressionare, agitare od estasiare, meno facile è scrivere qualcosa sul loro nuovo album “Disintegration” che segue, a distanza di due anni, il polpettone doppio di “Kiss me, Kiss me, Kiss me”.
Da una parte c’è l’inequivocabile realtà di un suono ed un atteggiamento ‘statici’ che alla soglia degli anni ’90 possono dare la sensazione di eccessiva chiusura, dall’altra però ci sono certamente maggior misura ed equilibrio ed alcuni momenti significativi (“Pictures of you” così come a suo tempo “In between days” paga un altro debito ai New Order di “Dream never ends”, ma quando uno ha certe corde c’è poco da fare; la suggestiva “The same deep water as you” ed il quadretto minimale di “Lovesong”), sono segnaletici di una lieve ripresa.
Poco altro da aggiungere se non che gli anni 90 non potranno essere di Robert Smith.
Anto (1989)
A quasi vent’anni dall’uscita di Disintegration dei Cure e dalla stesura della relativa recensione di Anto (che non fu e non è tenerissima diciamocelo 😉 ) voglio dire la mia su questo album perché i Cure sono una band che amo moltissimo, ma non a scatola chiusa e a prescindere.
Il mio amore per la musica di Robert Smith e della sua band mi ha portato, ad esempio, nella gita milanese per vedere i Killing Joke a comprare una monografia a loro dedicata intitolata appunto Disintegration, e questo nonostante (a parte qualche singola canzone) siano anni che non sento un album che mi convinca del tutto.
L’ultimo album che mi convinse del tutto è appunto Disintegration, che tra l’altro (con grande sorpresa della Elektra che lo pubblicò negli USA e nel quale non credeva minimamente) risultò il disco più venduto dei Cure arrivando in top-ten anche in Italia.
Un album nel quale Robert Smith dopo l’euforia pop ritorna a tingere atmosfere autunnali, ma rispetto al trittico “maledetto” (17 seconds, Faith, Pornography) la scrittura prevalentemente pop è del tutto consapevole e voluta (LoveSong è esemplificativa di ciò, tra l’altro al contrario di Anto trovo che sia il pezzo meno riuscito dell’album le preferisco Lullaby) , dove c’è si malinconia e più di un ombra grigia ma dal medesimo trittico è lontano anni luce per potenza, sentimento autodistruttivo e dolore espresso (e mettendosi nei panni dei Cure si potrebbe anche dire: per fortuna).
Disintegration è di sicuro un buon album (si sono più tenero di Anto 😀 ) in confronto poi a “Kiss me, Kiss me, Kiss me” non ne parliamo, ma da qui a definirlo il capolavoro dei Cure, come gran parte dei critici e dei fan lo definiscono (di solito quelli arrivati dopo The Top, e che dei Cure hanno probabilmente più guardato il rossetto sbavato e i maglioni con lo strappo ad arte esibiti nei video e nelle foto che la parte musicale), ce ne passa. All’interno ci sono diversi richiami assolutamente voluti al trittico (Fascination Street è un buon pezzo, The same deep water as You è ottima gli manca solo l’imperfetta batteria di Lol Tolhurst per essere perfetta) ma non c’è paragone rispetto a quegli album, certo se uno li confronta con un occhio più pop allora Disintegration sarebbe superiore, ma siccome molti lo guardano con un ottica goth (anzi addirittura lo inseriscono nella triade gotica, e di 17 seconds che facciamo? Lo si butta a mare?) non lo si può definire superiore a 17 seconds, Faith o Pornography. Superiore agli altri album certamente, ma rispetto a questi pezzi da novanta no!
L’unica cosa che ritengo di un livello pari e spesso superiori sono i testi di Robert Smith, che su Disintegration sono il frutto della amara consapevolezza di un uomo data dagli effetti anche onirici delle sue esperienze buone e meno buone, e non quelli di una ragazzo poco più che adolescente arrabbiato col mondo, con se stesso e a volte pieno di se.
Comunque Anto fu profetico, perché dopo Disintegration i Cure e Robert Smith non sono più riusciti a proporsi di nuovo allo stesso livello se non in pochi sparuti brani.
Mario (dicembre 2008)
Tracklist: (versione su cd)
1. Plainsong
2. Pictures of You
3. Closedown
4. Love Song
5. Last Dance
6. Lullaby
7. Fascination Street – The Cure, Gallup, Simon
8. Prayers for Rain
9. The Same Deep Water as You
10. Disintegration
11. Homesick