Certe cose non te le aspetti. Ma accadono. E ti coinvolgono nel breve spazio del loro essere per poi sparire nel nulla, evaporando. Come se non fossero mai accadute.
Certe cose non te le aspetti. Ma accadono. E ti travolgono in un rapido susseguirsi di eventi. Lasciando un segno, dapprima molto marcato. Poi questo segno va sbiadendosi, fino a diventare impercettibile. Ma resta lì, a ricordarti la sua presenza. Quando meno te lo aspetti.
Il live degli UK SUBS è stato così.
Non si è trattato di “immortalare” un semplice concerto. È stato vivere un’esperienza davvero inaspettata, perché non capita tutti i giorni di trovarsi al cospetto di un pezzo di storia della musica punk inglese. Una sorta di viaggio nel tempo e fuori dal tempo, a due passi da casa, in un’atmosfera dapprima di grande attesa e attenzione e poi di energia, “violenta” ma positiva, quasi a liberare la tensione e la rabbia proprie di certa Musica.
Prima del concerto la band chiacchiera e beve in tranquillità vicino al banchetto del merchandising, suscitando la curiosità e l’attenzione del pubblico che arriva alla spicciolata.
Poi si spengono le luci e il palco si anima dal primo istante, senza perdere tempo in troppi (inutili) convenevoli. Perché a parlare basta la musica. Che arriva diretta e puntuale, canzone dopo canzone, con un generoso Charlie Harper che più volte cede il suo microfono al pubblico e a chi si nasconde dietro un obiettivo aspettando la luce giusta per scattare una foto… E mentre c’è chi salta e si produce in improbabili ma apprezzabili spaccate, senza mai smettere di suonare, l’adrenalina sale, il pogo si fa sempre più selvaggio e fiumi di birra scorrono sul palco come integratori energetico-alcolici. Un’ottima benzina, visti i risultati.
I tre “veterani” del gruppo (Charlie Harper, Nicky Garratt, Alvin Gibbs) non stupiscono per la bravura nell’esecuzione dei brani, l’esperienza è tanta e la voce ben allenata non risente dello scorrere del tempo. Il che non è scontato, comunque.
Quindi…chapeau.
Ma, a modesto avviso di chi scrive, Jamie Oliver, il giovane batterista merita quantomeno una standing ovation. È un vero talento. Se non ci fossero l’età e l’aspetto a tradirlo si potrebbe tranquillamente pensare che anche lui sia un veterano del palcoscenico.
Seguire il filo di certe riflessioni e perdersi nella musica che le origina ed avvolge è un attimo.
La temperatura in sala è sempre più alta, in tutti i sensi, il pogo è a dir poco travolgente e le canzoni sono cantate da quello che ormai è un unico coro che va dal palco al fondo del locale. Si, c’è una transenna, ma è come se non ci fosse…
Il resto sono solo visioni, suoni, sguardi, sensazioni che ti restano dentro.
O sulla pelle. Come una cicatrice.
Federica Siervo (marzo 2009)
© Miusika.net pic by Federica Siervo
UK SUBS Live @ Black Out, Roma 5 febbraio 2009
© Miusika.net pic by Federica Siervo