Un camion lanciato a folle velocità che va a scontrarsi contro un muro… questa è l’immagine che mi ispira il nuovo disco degli Zu, “Carboniferous”.
Il terzetto romano, dopo “Igneo” riesce nella difficile impresa di superarsi, mettendo in piedi architetture sonore solidissime e sconfinando in territori musicali nuovi.
In “Carboniferous” gli Zu, come in “Igneo” del resto, si avvalgono, della collaborazione di ospiti illustri, da King Buzzo dei Melvins a Mike Patton, sulla cui casa discografica ormai la band italiana si è “accasata”.
Cercando di etichettare questo nuovo disco mi trovo sinceramente in difficoltà: certo le influenze e le divagazioni jazz-core sono sempre presenti, ma la forza bruta che i tre romani dimostrano in questa loro ultima uscita discografica sembra quasi fatta scaturire da influenze post-hardcore facendo virare il disco verso territori già esplorati recentemente da band quali Hella e Battles.
Certo sentire un brano come “Ostia” (la prima traccia del disco ndr) può in qualche modo spiazzare l’ascoltatore meno avvezzo alla musica degli Zu, ma per gli appassionati e io mi infilo in questa categoria, “Carboniferous” è stato la giusta evoluzione di una band in costante movimento. Qua e là si scorgono, ovviamente direi, le influenze dei compagni d’etichetta Melvins e Fantomas, e sono proprio queste influenze secondo me, che hanno permesso alla band di fare quel salto in avanti che le ha conferito maggior visibilità nel panorama musicale.
La produzione è naturalmente eccellente, tutto è amalgamato perfettamente, tutto ha una dimensione ben stabilita.
Tirando le somme, “Carboniferous” è il disco della maturità, non che in precedenza abbiano dimostrato il contrario sia ben chiaro, ma questo disco può segnare veramente uno spartiacque, sia della band ma anche del genere stesso.
Andrea Murgia (febbraio 2009)
Tracklist:
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Ostia
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chtonian
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carbon
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beata viscera
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erynis
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soulympics
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axion
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mimosa hostilis
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obsidian
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orc